Dopo l’incontro avvenuto davanti ai cancelli della FIAT di Termini Imerese nasce un confronto diretto e concreto tra due percorsi storici resistenziali, antimafia e antifascismo, e la volontà di comunicare e di unificare sotto un unico denominatore i diversi ambiti storici che hanno visto, vedono e vedranno in atto esperienze di resistenza. Di lì a poco si è costituito un gruppo Radio Aut con sede a Marzabotto le cui attività hanno preso avvio con un ciclo di proiezioni dal titolo eloquente “Da Cinisi a Marzabotto: immagini e voci della resistenza”.
Nel corso di questi incontri – organizzati presso la sala consiliare del comune di Marzabotto – hanno portato la loro testimonianza Elio Teresi (allora presidente di Radio Aut), Renato Romagnoli (partigiano della 7° Gap.), Giuliano Giuliani (padre di Carlo Giuliani) e Fulvio Grimaldi (giornalista indipendente). Ciascuno di essi è stato un importante testimone di percorsi resistenziali di vario tipo: da quello antimafia, a quello antifascista passando per la resistenza contro la globalizzazione e quella antimperialista.
L’idea che sta alla base di iniziative come questa è quella di chiarire che per “resistenze” si intende una pluralità di percorsi diversi che hanno come ideale riferimento i valori ereditati dalla Resistenza. L’impegno del gruppo di Marzabotto è stato quindi quello di mantenere saldo quel filo rosso che unisce Cinisi a Marzabotto: ovvero mantenere un legame tra due forme di resistenza. Fin dall’inizio il gruppo si è posto come obiettivo ultimo quello di creare un appuntamento di livello nazionale sulle resistenze a Monte Sole, un evento che avrebbe permesso di coniugare i valori della Resistenza antifascista con le pratiche dell’antimafia sociale.
In quest’ottica l’associazione si è impegnata sul territorio coinvolgendo le associazioni e gli enti già presenti e costruendo insieme eventi di vario tipo, in particolare pensando ai giovani. Proprio nel fare questo ci si è resi conto delle inevitabili difficoltà nel coinvolgere le nuove generazioni. Soprattutto quando si parla di memoria è difficile tenere desta l’attenzione e contemporaneamente non scadere nella retorica. Anche per questo il compito di preservare la memoria non può essere delegato esclusivamente alle istituzioni, perché per loro stessa natura esse hanno prospettive ed incarichi per cui faticano a coinvolgere in maniera diretta i giovani. Il rischio è sempre quello di calare iniziative dall’alto che in concreto non producono effetti significativi sul territorio.
Le associazioni invece hanno prospettive differenti: partire dal basso per creare nuovi momenti di aggregazione e riflessione sui fatti che hanno insanguinato la nostra storia. L’obbiettivo finale è il medesimo, cambiano i tempi, i modi e le prospettive. Se non si rinnovano i tempi e i modi nel trasmettere il messaggio si finirà inevitabilmente col perdere tale messaggio e con esso la memoria di ciò che è avvenuto. Per impedire ciò occorre che enti ed associazioni collaborino – ognuno con le sue peculiarità ed i suoi ambiti ben distinti – affinché si riesca colmare il gap esistente tra le giovani generazioni e la loro memoria storica. La memoria è un ingranaggio collettivo quindi bisogna impegnarsi non solo a difenderla ma a riviverla nel quotidiano, con atti concreti che abbiano ripercussioni sulla realtà che viviamo.
Il poeta Pablo Neruda diceva che la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle. Resistere significa appunto trasformare in azioni concrete quello sdegno naturale che proviamo ascoltando la storia di Monte Sole, manifestando il nostro dissenso contro chi vorrebbe dimenticare e operando nel presente sulla scorta delle esperienze – anche quelle più terribili – del nostro passato. A tal proposito occorre sicuramente trovare l’occasione per riflettere insieme su un nuovo concetto di resistenza, dentro al quale includere percorsi e realtà diverse, ma che si riconoscono nei valori della Resistenza.