Ri-puliamo la memoria – la cronaca
Parecchi compagni del Forum Sociale Antimafia ieri hanno, in buona parte, ripulito il casolare in cui fu ucciso Peppino Impastato. Armati di rastrelli, pale, zappe, cesoie, sacchi e guanti, i compagni di Peppino e altri ragazzi del Forum hanno passato la mattinata a togliere erbacce, pietre, sterco di vacche, bottiglie di plastica e di vetro, resti di un falò, il tutto con raccolta differenziata, riuscendo alla fine a dare un’immagine più dignitosa al posto in cui, la notte dell’8 maggio 1978, Peppino Impastato venne massacrato e ucciso dai mafiosi del clan di Gaetano Badalamenti, prima di essere posto sui binari, a pochi metri di distanza, e fatto saltare in aria con circa 5 chili di tritolo. Il posto ha conservato un suo lugubre fascino e dopo trentacinque anni non ha subito, per fortuna, particolari interventi di restauro che avrebbero compromesso la sua caratteristica di “monumento” naturale. L’anno scorso è venuto qui un assessore regionale, Armao, il quale ha promesso un intervento della Regione, per definirne l’acquisto e il restauro. In fretta e furia tutto è stato ripulito, per poi tornare come prima. Qualche mese fa Giovanni Impastato ha denunciato il degrado presente, ma ha ottenuto solo un generico interesse dei giornali e qualche promessa da parte di uomini politici, ad oggi rimasta tale. Qualche anno fa, grazie all’intervento dei compagni di Peppino e della famiglia, il sito è stato vincolato nel piano regolatore di Cinisi come area inedificabile. Si parla di farne un sito d’interesse storico-culturale, ma allo stato attuale tutto è in abbandono totale. Un vaccaro della zona, con il permesso del proprietario, ha chiuso l’accesso con un rudimentale cancello e ha adibito l’esterno a posto di ricovero per le sue vacche. “Invece di fare pubblici appelli e denunce, che lasciano il tempo che trovano” ha detto Salvo Vitale, presidente dell’Associazione Peppino Impastato “abbiamo preferito, in silenzio, rimuovere quanto era possibile sia dentro che fuori, dandoci appuntamento nei prossimi giorni per completare l’opera ed esporvi una mostra con le foto che Paolo Chirco ha scattato il 9 maggio 1978, quando i carabinieri venuti per le indagini, abbandonarono frettolosamente il posto, lasciando per terra preziosi elementi utili per le indagini.” Fu in tale circostanza che i compagni di Peppino notarono il casolare, vi entrarono e scoprirono alcune macchie di sangue su un sedile in muratura. Era la prova evidente che Peppino era stato portato lì dentro e ucciso: la cosa venne poi confermata dalle analisi di quel sangue, che era lo stesso di quello di Peppino. Pertanto, non si trattava di sangue mestruale, come ridicolmente sostenuto in un primo tempo dagli investigatori. Oggi quel sedile di pietre è stato pressocchè distrutto, una parte del tetto è caduta, ma, per fortuna il posto, è stato preservato da ulteriori interventi. Onde evitare possibili accuse di violazione di domicilio, perché a Cinisi tutto è possibile, il proprietario del sito, dott. Venuti, è stato avvisato. “Auspichiamo” aggiunge Vitale “che, ove la Regione o il Comune riescano ad acquisire questo sito, non vi si facciano dei lavori che ne snaturino il significato di “luogo della memoria” riducendolo a un tassello di un itinerario turistico a pagamento”.