Mafiosità al tempo delle elezioni comunali
Palermo. Autobus che dalla stazione centrale porta in zona Villabate. Oggi, il vento da maestrale e il terremoto, lasciano il posto ad un argomento più scottante. L’arresto di un esponente politico del Pid, Vincenzo Ganci, accusato di aver fatto da ambasciatore dei padrini nel palazzo di città. In manette anche due capomafia e un imprenditore. Si discute animatamente di questo.
Misilmeri, il Comune nelle mani della mafia. Il presidente del consiglio scelto dal boss
Sono tre i soggetti più accesi ed infervorati. E la situazione si fa paradigmatica quando a discutere del fatto sono esattamente tre generazioni diverse a confronto. Il passato, il presente e il futuro. La continuità di una cultura e di una ideologia che succhia linfa vitale ad una terra bagnata di sangue. La discussione verte sul comportamento dei mafiosi attuali. Vengono presi per fresconi, per gente poco esperta …
Una volta la testa dei mafiosi era diversa, le cose le sapevano fare, un avianu primura (non avevano fretta) sapevano attendere il momento giusto per colpire, e si stava meglio.
Non vi nascondo che, pur essendo di Palermo ed abituato a sentire frasi di questo tipo, ogni qualvolta che sento queste discussioni contribuisco alla proliferazione dell’industria farmaceutica nel ramo dei protettori gastrici. Ti rendi conto che tutto il teatrino della politica che parla, parla e promette un mondo migliore è scollato dalla realtà, o addirittura, contribuisce a fortificare la mafia, mettendo delle sue pedine a distribuire le risorse. Certo, diventa paradossale parlare di “pesci piccoli” e, in fondo, anche la mafia sembra quasi un pesce piccolo se consideriamo che essa difende interessi per circa 91 miliardi di euro, mentre i tecnocrati europei attraverso la finanza hanno bruciato circa 457 miliardi di euro creando danni irreversibili all’economia reale con un aumento spaventoso di suicidi.
Resta il fatto che in Sicilia la difesa armata dello sfruttamento capitalistico e l’estorsione massima del saggio di profitto è aiutata in modo determinante dalla mano mafiosa. Essa seppur indebolita dalla migrazione dei centri di Potere, può vantare un radicamento che è paragonabile soltanto al cattolicesimo, gode di una signoria territoriale talmente forte che la riproduzione della sua cultura nega la conciliabilità tra giustizia sociale, lavoro e libertà.
Tutte le macchiette che concorrono per la “poltrona” di primo cittadino sembrano ignorare furbescamente i reali problemi di Palermo, leccando il culo ai potenziali elettori. Mentre sottobanco i “piccoli poteri” si alleano affinché tutto combi perché nulla cambi, davanti alle telecamere regna un ottimismo infondato, con dichiarazioni perverse, semplicistiche, ignoranti, fuorvianti e offensive. Si parla quasi dell’imminente fine della mafia, o addirittura la parola mafia viene bandita dai copioni elettorali e si preferisce recitare altro. Si da un’immagine surreale di Palermo, come una signora che sta uscendo dal letargo e che potrà, grazie alla buona politica, coniugare mercato e diritti, profitto delle imprese e soddisfacimento dei bisogni della popolazione, ignorando la natura criminogena delle pillole neoliberiste calate dai candidati sia di destra che di sinistra. Ignorando che gli interventi di finanza creativa (come la chiama qualcuno) in un territorio come il nostro, non farebbero altro che aumentare gli squilibri territoriali e i divari sociali. Per molte zone della città la cosiddetta accumulazione illegale è l’unica e più conveniente risorsa, essa è in mano alla mafia, che grazie ad una finanziarizzazione dell’economia trova altra superficie opaca che rende sempre più mimetizzabile il capitale illegale.
Qualche anno fa si urlava lo slogan : Un altro mondo è possibile . Oggi, le macchiette hanno inondato la città di slogan di vario tipo ma fin quando la “sinistra” sarà schiava della cultura della visibilità mass mediatica e si lascerà fagocitare dall’ideologia dominante non ci sarà nessuna speranza di cambiamento. Fin ora nessun candidato ha avuto le palle di dire e fare cose di sinistra, partendo dall’incrocio tra capitalismo e mafia e della lotta contro gli aspetti criminali e criminogeni di essi.
(Cirrus)