Manifesto politico manifestazione messina
Il 15 dicembre 2012 i fascisti di Forza Nuova intendono sfilare per le strade del centro di Messina: un corteo regionale “contro l’europa delle banche e il governo delle tasse” si preparerebbe dunque a covare le ‘uova di serpente’ del pensiero autoritario nella pancia e nel cuore di una città stritolata dalla crisi – almeno in alcuni strati sociali, la cui estensione eccede forse i nostri strumenti di misurazione.
Una città umiliata dall’inadeguatezza dei suoi ceti dirigenti e ferita nei suoi legami sociali dalle politiche di austerità imposte dal governo Monti (tramite plebisciti parlamentari che dovrebbero pur dirci qualcosa, sulla gravità della febbre della nostra democrazia).
Sottopelle, sottotraccia, oppure affiorando lì dove spesso non sappiamo riconoscerlo, un misto di paura, rancore e dolore sociale diventa, poco a poco oppure con brusche accelerazioni, senso comune: e quando le prospettive di futuro sono inghiottite da un presente che divora dignità e aspirazioni, ad un corpo sociale livido di fratture può succedere di tutto.
La crisi economica, il suo carico fatto pesare sulle spalle più fragili da chi detiene le leve del potere finanziario e delle politiche pubbliche, può essere un’occasione: un prisma attraverso cui guardare per ripensare molte cose.
Per riaprire una discussione collettiva su come stiamo e su come potremmo stare meglio.
Per scegliere con coraggio di non arrendersi a rapporti sociali segnati dal dominio di pochi e dalla soggezione di molti come ci si arrende di fronte ad una fatalità immodificabile.
Per cucire le tante solitudini dentro una trama collettiva che evochi e pratichi la possibilità di ribellarsi facendo vivere un’altra idea del mondo e delle relazioni tra le persone: lottando affinché gli studenti e le studentesse che hanno occupato le scuole e invaso le piazze, i lavoratori e le lavoratrici meridionali e migranti che rivendicano salario e rispetto, si coalizzino per far “pagare la crisi” a chi l’ha prodotta e non a chi la subisce quotidianamente.
Oppure può succedere che il paesaggio sociale che abbiamo provato a tratteggiare diventi il terreno di coltura di una semina cattiva – populista e xenofoba, sessista e omofoba. Il fascismo e il nazismo si sono insediati nel cuore dell’Europa, tra gli anni venti e gli anni trenta del 900, sfruttando proprio quel mix esplosivo che sono, insieme, la disoccupazione di massa, il senso di insicurezza diffuso e la recessione galoppante.
“Sei disoccupato, precario, sfruttato a lavoro oppure sul punto di essere sfrattato da casa? Tieni una clava, di ferro o di sillabe scandite in un coro razzista allo stadio, e puntala contro lo straniero che ti ruba il lavoro, contro l’omosessuale che mette in discussione l’ordine familiare tradizionale, contro ogni diversità che non è più una ricchezza ma un capro espiatorio a portata di mano su cui veicolare le tue angosce. Abbi paura dello zingaro sul pianerottolo della tua quiete e della tua inquietudine domestica, ma fregatene se il diritto al reddito e alla casa, la sanità e l’istruzione pubblica sono un privilegio per pochi e non un bene comune a disposizione di tutti e tutte – quale che sia la quantità di soldi nel portafogli, il colore della pelle, l’orientamento sessuale”.
Questa semina cattiva può attecchire, sedimentare, diventare contagiosa, sfigurare ulteriormente il volto delle nostre società. I codici culturali che la alimentano sono già in larga misura presenti e stratificati nelle politiche dei governi che criminalizzano i poveri, nella nostra assuefazione a quei lager che sono i centri di identificazione e di espulsione dei migranti, nel ‘’me ne frego” dipinto nelle facce di molti di fronte alle ingiustizie ed ai soprusi sui più deboli, nella gerarchizzazione dentro i luoghi di lavoro, nelle viscere dei nostri territori.
Questa ci pare essere, quotidianamente e non solo dentro un’occasione episodica, la posta in gioco. In che modo attraversare la crisi, in che modo lottare per uscirne.
Il 15 dicembre è una tappa di questa lotta.
Non possiamo accettare che lungo le vie della nostra città echeggino le parole d’ordine del sopruso e della sopraffazione – magari inframmezzate da qualche fragile, impettito, slogan contro gli stessi ‘’poteri forti’’ per conto dei quali, sempre, i fascisti di questo paese si sono mobilitati a seminare il terrore e la tensione come un argine contro le lotte sociali (contro la capacità di quelle lotte di modificare in meglio la quotidianità delle persone, diventando contagiose): piazzando bombe nelle stazioni, sprangando e talvolta uccidendo “ricchioni” e “tossici”, agendo da braccio armato a tutela di rapporti sociali diseguali e feroci.
Non possiamo accettarlo perché pochi giorni fa nel nostro paese un ragazzo di 15 anni, omosessuale, si è suicidato sotto l’urto di un’aria irrespirabile per i ‘’diversi’’: un’aria cattiva contro cui noi vogliamo dispiegare tutta la determinazione dei nostri corpi e dei nostri polmoni. E Forza Nuova, invece, nei suoi documenti, nei suoi volantini, nella sua pratica politica, afferma con violenza che l’omosessualità è una malattia da curare con una ‘pedagogia’ autoritaria e discriminatoria.
Non possiamo accettarlo perché dal tunnel della crisi si esce solo imboccando una strada diversa.
Per questo sentiamo di dover unire le nostre voci a quelle di chi in questi giorni sta chiedendo alle pubbliche autorità di vietare un corteo di chiara matrice fascista, dunque organicamente anti-costituzionale.
Per questo, soprattutto, rivolgiamo un intenso appello a tutte e a tutti coloro per i quali l’antifascismo non deve vivere dentro una dimensione ritualistica e cerimoniale ma dentro lo sforzo quotidiano di una lotta per l’uguaglianza, la giustizia sociale, la libertà – quella vera, che risiede nella partecipazione: non quella di plastica, e neppure quella servile.
Quel giorno riprendiamoci le strade, opponiamoci con una parata alla lugubre sfilata di svastiche e croci celtiche, di ignoranza e pregiudizi.
Impegniamoci a colorarle con una street antifascista e antirazzista.
E, soprattutto, da qui a quel giorno lanciamo nel cuore della nostra città, sperando accada anche nelle altre città della nostra regione, una discussione aperta e franca sulla necessitata attualità dell’antifascismo oggi, al tempo della crisi. Una discussione collettiva sulla necessità di demistificare i codici culturali contro cui ci battiamo giorno dopo giorno, e di disinnescare con forza ed intelligenza, con duttilità ed intransigenza, tutte le iniziative che intendono riprodurli, alimentarli, eternarli.
No pasaran.
Laboratorio Luogo comune
Assemblea antifascista
Milazzo Rossa
Arci Città Futura (Barcellona)
Officina Rebelde (Catania)
OfficinAutorganizzata (Palermo)
Collettivo Venti Luglio (Palermo)
Associazione Radio Aut (Palermo)
Bandaradio (Palermo)
Collettivo Quasivive (Messina)
Teatro Garibaldi Aperto (Palermo)
Teatro Valle Occupato (Roma)
C.s.o.a. Cartella (Reggio Calabria)
Circolo Arci Thomas Sankara (Messina)
Circolo Arcigay Makwan (Messina)
Circolo Peppino Impastato – PRC Messina
Circolo Matteo Cucinotta – SEL Messina
A.N.P.I. Sicilia
Comitato Antirazzista Cobas (Palermo)
Circolo Enrico Berlinguer – SEL (Barcellona)
Circolo Impastato Scordia – PRC (Scordia)
Arcigay Catania
Officina Rebelde Castell’Umberto
Open Mind glbt (Catania)
Il MoVimento 5 Stelle (Messina)
Una risposta
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