Report Forum Migranti – Lavoro – Precarietà
8 Maggio – Mattina
Migranti – Lavoro precario – Resistenza operaia.
Il forum si è articolato in due parti.
Durante la mattina si è provato a declinare sotto la comune categoria dello sfruttamento e della subordinazione del lavoro vivo alle logiche del capitale contemporaneo, due fenomeni apparentemente disgiunti: la marginalizzazione del lavoro migrante ed il connesso abbassamento generalizzato del costo del lavoro miranti ad un aumento dei profitti; lo smantellamento degli apparati produttivi del paese, con il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori, esposti così alle logiche della finanziarizzazione dell’economia reale.
Sono intervenuti Soumahoro Aboubaka, responsabile nazionale immigrazione RdB; Gigi Valguarnera, operaio cassintegrato dell’Italtel di Carini; Alfonso Di Stefano della Rete antirazzista catanese; Mimma Grillo e Judith Gleitze del Forum antirazzista palermitano; Nabil Salameh, giornalista e cantante dei “Radio Derwish”; Francesco Seminara, ricercatore Italtel-Carini, Stefano Galieni, responsabile immigrazione PRC; Renato Franzitta, portavoce regionale siciliano della Confederazione Cobas; Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo; Emilio Santoro, Università di Firenze; Filippo Bellanca, operaio cassintegrato Selital-Carini; Umberto Santino, Centro di Documentazione “G. Impastato”.
Ciò che è emerso dai molteplici contributi è una fortissima esigenza di unificazione delle lotte e delle mobilitazioni del mondo del lavoro contrapposto allo sfruttamento capitalistico, nelle sue forme dirette e di speculazione finanziaria. Si è messa in luce la limitatezza di un approccio alle contraddizioni derivanti dai fenomeni migratori incentrato unicamente sull’antirazzismo generico e su tentativi di apparente integrazione. È stata denunciata la sempre maggiore etnicizzazione della forza-lavoro, fenomeno che si nutre del razzismo e della xenofobia ai fini della divisione del fronte del lavoro e delle sue potenziali mobilitazioni. È stato criticato il modello sindacale concertativo degli ultimi decenni e si è discusso di come poter declinare un sindacato in grado di rifuggire logiche di integrazione e di annessione all’accumulazione capitalistica ed alla sua gestione, di articolare le lotte dal basso e le loro forme di auto-organizzazione. Sono state denunciate la logica di detenzione derivata dalla criminalizzazione del fenomeno migratorio, ottenuta mediante politiche repressive che mirano ad ingenerare lotte e tensioni nel seno stesso degli strati subalterni della società. Nello specifico si è tentato di rintracciare nella crisi della Grecia un caso paradigmatico non solo degli esiti possibili delle contraddizioni del neo-liberismo, ma anche della capacità di risposta e di mobilitazione popolare.
8 Maggio – Pomeriggio
Sono intervenuti Marco Pirrone, ricercatore dell’Università di Palermo, Marco Bellante, laureato-precario emigrato; Luigi Del Prete e Barbara Evola, docenti aderenti al Coordinamento dei Precari in lotta di Palermo; Francesco Piobbichi, militante PRC ed esponente di “Arancia Metalmeccanica”; Giovanni Denaro docente precario del Coordinamento dei Precari in lotta di Palermo; Alberto Lombardo, Università di Palermo.
È stata messa in luce la continuità tra la “globalizzazione” e le dinamiche proprie del capitalismo così come storicamente si è espresso. Il capitale neo-liberista è stato visto articolarsi lungo i due canali della finanziarizzazione dell’economia e della sussunzione di sempre maggiori relazioni sociali sotto il rapporto di capitale (ad esempio i beni comuni quali acqua, salute, istruzione, beni fondamentali), e dei conseguenti attacchi al lavoro vivo ed alle esistenze concrete dei lavoratori, sempre più oggetto di attacchi e di fenomeni di marginalizzazione politica. Il settore della formazione è stato individuato come luogo specifico di attuazione di un progetto reazionario di smantellamento dei diritti di cittadinanza e di riaffermazione di una frammentazione di classe del sistema di formazione stesso. Si è espressa l’esigenza di unificare le lotte e le vertenze all’interno di strutture reticolari in grado di articolare le lotte per i bisogni antagonisti rispetto al ciclo del capitale. L’esperienza delle reti solidali di acquisto popolare è stata proposta come tentativo in grado di definire “comunità conflittuali coese” intorno ai bisogni intersoggetivi, in grado di premere verso un modello economico alternativo.