OCUPA Y RESISTE di Davide Sarà
ZONA AUT è stata sempre una rubrica che ha ospitato opinioni, riflessioni, spunti ed articoli di compagni e compagne di diversa provenienza ma con la solita prospettiva rivoluzionaria. Riprendiamo a partire da oggi questa nostra abitudine, ospitando le riflessioni di Davide Sarà, militante del Comitato NO MUOS di Palermo.
Buona lettura
RADIO AUT per l’antimafia sociale
Oggi, nel mondo in continuo cambiamento in cui viviamo, è sempre più difficile stare al passo con l’evoluzione di problematiche, situazioni e scenari.
E’ tanta la dinamicità apparente di quello che ci circonda, da essere costretti a fare sforzi non indifferenti per poter mantenere lucidità e oggettività d’analisi.
Ci troviamo a dover riprendere in considerazione quelle che sono state le basi del ragionamento politico; per anni si è ritenuta fondante la contrapposizione tra proprietà privata e beni comuni, creando spesso anche conflitti etici che richiedevano necessariamente prese di posizione non facili e non sempre scontate: nello scegliere se prendere le parti della famiglia di occupanti di una casa senza altro posto dove vivere, o quelle del proprietario, che magari aveva trascorso la vita a lavorare duramente mettendo da parte i risparmi per acquistare un immobile, il dubbio poteva nascere.
Oggi situazioni del genere sono ben più rare: il tanto sbandierato fenomeno d’accentramento delle ricchezze nelle mani di pochi diventa sempre più evidente nelle quotidianità, e la lotta diventa sempre più rivolta contro ‘Super-proprietari’ e ‘Super-padroni’ più o meno istituzionali.
Lo stato, i comuni, enti dai nomi impronunciabili, la chiesa, così come uomini politici a titolo non sempre evidentemente personale, fanno incetta di tutto quello che possono accaparrarsi!!
Nel mentre aumenta a vista d’occhio il numero di intermediari e tappe burocratiche che si frappongono tra qualunque genere di diritto e chi ha bisogno, con l’unico obbiettivo di fungere da esattori di un pizzo sempre crescente per permettere l’arricchimento smisurato di pochi.
Ed è così che chi lotta, (sia per bisogni immediati e indiscutibili, sia per il fremito di rabbia dato dalla coscienza di come sia ingiusto il mondo), non può far altro che cercare metodi sempre nuovi per riuscire a ottenere ciò che serve, senza chiedere ne sottostare alle condizioni assurde imposte da uno stato dittatoriale.
Gettare ogni giorno un nuovo sassolino nell’ingranaggio per rallentarlo, e innescare una catena di eventi per cui chiunque sia mosso dalle stesse necessità, dalle stesse idee, faccia lo stesso, fino ad incepparlo definitivamente: questa è resistenza!!
Nelle nostre città sempre più in espansione, e nonostante questo sempre più povere di speranza, è l’OCCUPAZIONE il metodo per innescare questi vortici di resistenza.
Uno spazio abbandonato, a chiunque appartenga, non è semplicemente non utilizzato, ma è rubato a tanta gente che potrebbe valorizzarlo e renderlo vivo.
L’azione diretta che l’occupazione rappresenta, è il modello ideale e più a portata di mano per dare una risposta immediata a problemi pratici e politici, siano questi i tempi tecnici di attesa per una casa popolare o tematiche ancor più difficili da aggredire come quella delle lotte alle logiche della delega, dell’autorità e dell’assistenzialismo.
Cooperazione, convivenza, solidarietà e complicità che si creano nell’esperienza di un’occupazione, che mette insieme persone per cultura, origini, condizioni e necessità molto diverse, sono gli elementi che creano ‘compagni’, e nel vivere da vicino i problemi di chi si ha accanto, nell’unirsi nel trovarvi soluzioni, il rapporto viene rafforzato dallo scambio continuo e permanente dei ruoli e dei bisogni:
E’ così che con i dopo-scuola, le palestre popolari, gli sportelli di soccorso, il sostegno a donne e migranti, la lotta per la casa, si crea la connotazione controculturale di Centri Sociali, Squat e Case Occupate.
Ed è questa forma di ‘Welfare dal basso non assistenzialista’ ad essere in grado di risvegliare chi più o meno casualmente entra in contatto con realtà del genere.
Nel pensare a città come Palermo, in cui oltre il 25% dei beni immobili sono di proprietà dello stato Vaticano, diventa ancora più ovvio il fatto che non sia solo una possibilità quella di portare avanti azioni in tal senso, ma sia un dovere per chiunque realmente voglia cambiare il mondo, magari un quartiere alla volta.
Nel portare avanti queste idee, queste istanze e queste pratiche, diventa chiaro che il tentativo di distruggere un sistema dall’interno, costruendo alternativa secondo le sue regole (e dunque l’eversione), non sia altro che un errore che scaturisce dal non voler intraprendere un percorso fino in fondo; è la creazione in parallelo di qualcosa di ‘non-convenzionale’ per questo sistema che porta alla distruzione del (dis)ordine costituito, la SOVVERSIONE è la soluzione.
Davide Sarà