Protagonisti della protesta
Giovedì 29 Novembre ho avuto un incontro coi ragazzi dell’Ipssar Francesco Paolo Cascino, Istituto Alberghiero, attualmente occupato. L’incontro era alle 15,30 ma mi sono presentato da loro più di un’ora prima. Ho voluto conoscerli, capire cosa fanno, perché protestano.
Mi hanno fatto fare un giro della scuola, fra banchi che cadono a pezzi, bagni inutilizzabili, magazzini poco o affatto riforniti, sistemi di sicurezza inadeguati, muri crepati, infermeria inesistente, vetri spaccati, riscaldamenti accesi al minimo in inverno (quando non spenti).
Quella di un ipssar è una vita strana: gli studenti passano la stragrande maggioranza del loro tempo a vivere in una grossa simulazione, in cui la loro scuola è un albergo/ristorante e loro sono là ad imparare a gestirlo, a lavorarci. Per questo motivo che le cose funzionino (e funzionino bene) è ancora più importante (se è possibile) che in altre scuole. Ad esempio: è difficile non fare danni in cucina, o dietro un bancone, se batti i denti dal freddo, e se ti fai male hai bisogno di un’infermeria funzionante che non debba “rubare” intempestivamente il ghiaccio alle cucine.
Sul riscaldamento gli studenti dell’Ipssar hanno dovuto dare battaglia. All’inizio la dirigenza scolastica lo teneva spento, e i ragazzi venivano con cappelli, sciarpe, guanti: tutte cose che rendono quantomeno improbabili le loro simulazioni e i loro laboratori. Oggi i riscaldamenti li accendono intorno alle 11,00 e li tengono al minimo. Ma per ottenere questo piccolo risultato hanno dovuto dare battaglia.
Alle 15,30 erano una quindicina, delusi di essere così pochi e della scarsa partecipazione delle altre scuole occupate e invitate. I collettivi studenteschi in città parlano una lingua che non capiscono (antifascismo, antimperialismo), agiscono in modi che non comprendono (tirano uova al tgs, crocché alla regione). Gli studenti dell’Ipssar fanno parte della rete degli studenti medi, ma se ne sentono tagliati fuori di fatto, e che le altre scuole non abbiano accettato il loro invito per il pomeriggio lo leggono come una prova. Nelle contestazioni, quello dei paletti ideologici troppo rigidi verso il basso è un antico problema. Eppure la soluzione sarebbe molto semplice: è in alto che bisogna procedere senza compromessi. In piazza, in basso, ci si può ritrovare a contestare a fianco di gente anche molto diversa ma con i nostri stessi problemi.
Ho cominciato chiedendo loro se si fossero fatti un’idea del perché protestassero, del come mai una scuola possa ridursi come la loro. “Mancano i soldi”. Allora siamo passati a parlare dei soldi, dove vanno a finire, come mai non ce ne sono. Ovviamente è saltato fuori che i politici sono tutti ladri e ho concordato con loro che è vero, sono tutti ladri e in molti modi non sempre riconducibili direttamente al denaro, ma che dovrebbero rubare almeno 100 volte tanto per avere effetti del genere. Ammesso che tutti i politici rubino e rubino tanto, come fanno a rubare così tanto da non fare rimanere più soldi per le infrastrutture scolastiche? Dunque siamo passati a parlare del debito pubblico, del sistema fiscale, della sovranità monetaria, dell’inflazione, persino della lotta di classe (anche se i termini “lotta di classe” non sono mai saltati fuori dalla nostra discussione). I ragazzi mi tempestavano di domande, con una sete di capire infinita. Alle 17 sono dovuto andare via e siamo rimasti d’accordo di replicare l’incontro mercoledì mattina, per permettere una maggiore partecipazione degli studenti.
Il dato finale, il più importante, è stato il riconoscimento che i problemi degli studenti dell’Ipssar Francesco Paolo Cascino non sono disgiunti dai problemi degli insegnanti dell’Ipssar Francesco Paolo Cascino. E a loro volta i problemi degli studenti e degli insegnanti dell’Ipssar Francesco Paolo Cascino non sono disgiunti dai problemi degli studenti e degli insegnanti delle altre scuole, che non sono diversi dai problemi dei lavoratori in genere, dei disoccupati, dei pensionati. La condivisione e la socializzazione dei problemi sta alla base di tutto. Non c’è soluzione senza prospettiva poltica, senza alternativa al potere.
Questi ragazzi sono incredibili: vivono sulla loro pelle, giorno dopo giorno, l’insensatezza dell’austerity, l’idiozia capitalista dei tagli in basso per finanziare in alto privati e banche. E il fatto che nessuno abbia insegnato loro a leggere politicamente cosa li schiaccia ogni giorno, cosa CI schiaccia ogni giorno, non impedisce loro di esserci, di impegnarsi, di volere capire. Li ammiro e hanno tutto il mio appoggio. Per questo mi sono subito reso disponibile per un secondo incontro.
Incontri del genere andrebbero estesi a quante più scuole possibili, poichè solo il confronto porta la conoscenza del reale, che è il primo tassello di una coscienza politica, speranza di un futuro migliore
Alabriola