Report Forum 9/05/2008
9 Maggio
La mattina si è svolto il forum sulla libera informazione e la comunicazione dal basso, con una notevole partecipazione, coordinato da Salvo Vitale, che ha richiamato l’attività di controinformazione svolta da Peppino e dai suoi compagni, fino alla creazione di Radio Aut, sottolineando in particolare l’attenzione con cui venivano preparati i notiziari, ora pubblicati in volume.
Riccardo Orioles, collaboratore di Pippo Fava nella redazione prima del “Giornale del Sud” e poi de “I Siciliani” e ora impegnato con la rivista “Casablanca”, ha parlato delle esperienze delle radio libere negli anni ’70 e ’80 (circa 250, in seguito quasi tutte chiuse) e delle televisioni locali (6, in seguito vendute). Negli ultimi anni il canale più adoperato è Internet. Non ci sono, né in Sicilia né nel resto del Paese, giornali popolari. Anche i giornali di sinistra, “L’Unità”, “il manifesto”, “Liberazione” sono illeggibili per i lettori non intellettuali; il settimanale “Avvenimenti”, con cui Orioles ha collaborato per anni, si è travasato in “Left” e ha cambiato radicalmente impostazione. In Sicilia, e soprattutto a Catania, domina l’editore Ciancio, che stampa anche “la Repubblica”, il cui inserto sulla Sicilia non viene distribuito a Catania e provincia per rispettare il monopolio di Ciancio. “Casablanca”, che Orioles ha fondato assieme a Graziella Proto, altra figura storica de “I Siciliani”, è sommersa dai debiti e non si sa se avrà un futuro. Nessuno fa la pubblicità sulle sue pagine e i politici che hanno assunto qualche impegno non li hanno mantenuti.
Interviene Vittorio Monteventi, negli anni ’70 di Radio Alice di Bologna, che parla di quegli anni e del quadro attuale della città, dominato dall’incubo sicurezza, con le ronde in giro per la città, e delle iniziative in corso sul terreno dell’informazione, e propone che si realizzino forme di coordinamento.
Per Radio Onda rossa interviene Marco Laurenzano che ricorda il ruolo della radio nei giorni dell’assassinio di Peppino, il percorso successivo in un quadro con poche presenze. Il problema dell’informazione è diventato sempre più grave e le iniziative che cercano di mantenere una fisionomia alternativa sono troppo poche e troppo isolate.
Salvo Vitale ricorda che Peppino ha visitato Onda Rossa di Roma, raccogliendo materiali per utilizzarli a Radio Aut.
Lirio Abbate, dell’Ansa e autore con Peter Gomez del volume I complici, per cui ha ricevuto ripetute intimidazioni che lo costringono a vivere con la scorta, ha cominciato ricordando l’attività pionieristica di Peppino nell’informazione e documentazione sulle attività mafiose e sui rapporti con il contesto sociale e politico e ha definito “malata” l’informazione attuale, per cui il più delle volte i giornalisti dirottano quasi tutta l’informazione e la documentazione nella scrittura di libri. Si è soffermato sulla vicenda di Peppino sostenendo che per farlo conoscere ci è voluto un film, per accertare il depistaggio c’è voluta la relazione della Commissione antimafia. Ha sottolineato il comportamento contraddittorio di gran parte dei giovani palermitani che partecipano alle manifestazioni antimafia ma la sera vanno in un locale notoriamente gestito da mafiosi.
Pino Maniaci di Telejato, recentemente aggredito dal figlio del mafioso Vitale, ha descritto le grandi difficoltà in cui si svolge il suo lavoro, con centinaia di querele per “diffamazione” da parte della signora Bertolino, titolare della più grande distilleria d’Europa, assistita dall’avvocato Alfredo Galasso.
Lorenzo Frigerio, intervenuto in sostituzione di Roberto Morrione, assente per motivi di salute, ha riportato l’esperienza di Libera informazione.
Lirio Abbate ha ripreso la parola per ricordare il ruolo di Peppino Impastato nella denuncia di personaggi che sono riemersi recentemente. Per esempio Maria Concetta Caldara, consigliera dell’ex ministro La Loggia, Pino Lipari, di cui Peppino aveva abbondantemente parlato negli anni ’70.
Umberto Santino ha ricordato che il film e la relazione della Commissione antimafia sul depistaggio non sono venuti dal nulla, ma sono anch’essi il frutto del lavoro quotidiano svolto dai familiari di Peppino, dai suoi compagni e dal Centro siciliano di documentazione di Palermo, nato nel 1977 e successivamente dedicato a Peppino. Ha ricordato che al tempi dell’assassinio di Peppino solo i quotidiani “Lotta continua” e “Il Quotidiano dei lavoratori”, ben presto chiusi, hanno dato un’informazione corretta, che “il manifesto” pubblicò una noticina, a firma G.R. (Gianni Riotta), in cui si diceva: “I compagni dicono che si tratta di omicidio mafioso” e in seguito non tornò sull’argomento. “L’editoriale pubblicato sul manifesto di oggi viene dopo più di 30 anni che non scrivo sul giornale” e su “Liberazione” il Centro ha dovuto pagare un inserto pubblicitario per dare un’informazione corretta su dov’è, chi l’ha fondato, cosa fa, quali sono i suoi recapiti, dopo un articolo disinformatissimo firmato da Gemma Contin. Ricorda di avere più volte proposto di costituire una redazione a Palermo di “Casablanca”, propone la costituzione di una rete tra i soggetti di informazione alternativa esistenti, per riuscire a drenare risorse finanziarie pubbliche per sostenere iniziative di una certa consistenza.
Antonella Mascali di Radio popolare sostiene che più che di controinformazione bisogna parlare di informazione, tenendo conto che nessuno la fa seriamente e continuativamente.
Graziella Proto rifiuta il luogo comune che non esista nulla, che si debba sempre partire da zero, ricorda il suo impegno con “I Siciliani” fino a “Casablanca” e denuncia l’isolamento che condanna alla sparizione le iniziative serie che si è cercato di mettere in piedi con grandi sacrifici personali.
Anna Puglisi ricorda che ad eccezione del “Quotidiano dei lavoratori” e di “Lotta continua” nessun giornale nazionale, compreso “il manifesto”, a suo tempo parlò della manifestazione nazionale contro la mafia del 1979 e che in occasione della presentazione del film a Venezia si parlò di “delitto dimenticato”, mentre erano in corso due processi ed era al lavoro la Commissione parlamentare antimafia, frutto di un impegno oscurato dalla grande stampa, pure da quella di sinistra.
Orioles riprende la parola per proporre che il 10 per cento dei finanziamenti di cui godono le testate di sinistra venga dato a chi cerca di fare informazione seria dal basso.
Dario Riccobono del sito Kom Pa e di Radio resistor informa sull’attività svolta e ricorda la fine di Indymedia. Enzo Gerace parla dell’attività svolta nelle scuole per informare gli studenti.
Nel pomeriggio si è svolta la manifestazione nazionale, con la partecipazione di migliaia di persone. Il corteo è partito dalla sede di Radio Aut a Terrasini, ha percorso le strade che ha percorso Peppino quando è stato sequestrato e ucciso, ha sostato davanti alla casa della madre di Peppino, buona parte dei partecipanti ha proseguito fino alla piazza dove ci sono stati gli interventi di Umberto Santino, Salvo Vitale e Giovanni Impastato. Santino ha ricordato l’impegno di antimafia integrata di Peppino, svolto su vari piani: culturale, sociale e politico, sottolineato che dopo i grandi delitti e le stragi Cosa nostra ha ricevuto dei colpi ma il sistema di rapporti è rimasto integro e l’esito elettorale dimostra che sul piano dei rapporti tra mafia e politica la situazione è peggiore rispetto al mezzo secolo di dominio democristiano: la Dc aveva rapporti con la mafia ,ma li negava, il berlusconismo li ha e li ostenta, come ha fatto Dell’Utri definendo “eroe” il capomafia Mangano che ha rispettato il codice dell’omertà, non parlando di quel che accadeva ad Arcore. Ha sostenuto che è assolutamente inutile fare raccomandazioni perché i partiti si autoregolino escludendo dalle candidature condannati o rinviati a giudizio per mafia e altri reati, come ha fatto l’ultima Commissione antimafia e per giunta soltanto per le elezioni degli enti locali, e ha proposto che venga stabilito per legge la loro incandidabilità. Ma bisogna porsi il problema del consenso di cui godono. Ha proposto che a Cinisi la casa di Badalamenti venga usata come centro culturale e sociale. Vitale ha sottolineato la gravità del quadro politico, la persistenza della mafia contro cui bisogna organizzare una resistenza di massa. Impastato ha ringraziato i partecipanti e ribadito che a denigrare Cinisi sono i mafiosi non chi lotta la mafia, come si continua ad insinuare.