Report dei Forum del 6 Maggio
Report Forum 6 mattina: “Lavoro: Crisi, diritti negati e lotte sociali”
Il Forum mattutino del 6 maggio ha voluto ragionare sulla difficile situazione del mondo del lavoro nell’attuale fase di crisi del capitalismo, tentando di costruire una sintesi il più possibile efficace tra analisi teorica del momento storico – su un piano sistemico e globale – e socializzazione di alcune delle più significative esperienze di lotta operaia nate sul territorio nazionale in contrapposizione a politiche ormai diffusissime di smobilitazione dei contesti produttivi e negazione dei diritti minimi del mondo del lavoro. L’intervento introduttivo di Renato Franzitta (Cobas Palermo) si è concentrato su un iniziale quadro complessivo del mondo del lavoro in Italia, tra attacchi allo Statuto dei Lavoratori, complicità del sindacalismo confederale e legislazione restrittiva nei confronti di ogni reale rivendicazione e vertenza dei lavoratori. Ancora una volta il punto di riferimento esplicito nell’analisi è stato l’impegno politico anticapitalista di Peppino Impastato, figura che – insieme ai suoi compagni – ha dato un contributo notevolissimo rispetto alla capacità di contestualizzare il movimento antimafia all’interno di una più generale lotta contro ogni logica di sfruttamento e di negazione dei diritti. Giulio Palermo (Ricercatore di Economia politica presso l’Università di Brescia) ha provato ad inquadrare la crisi economica da più parti evocata come motivo e fine di tutti i sacrifici attualmente pretesi da cittadini e lavoratori italiani (ed europei) all’interno delle analisi marxiane dei meccanismi di accumulazione del capitalismo. La sua analisi ha provato ad evidenziare il ruolo di filo conduttore che la caduta tendenziale del saggio di profitto svolge rispetto a tutti i flussi di smantellamento e di delocalizzazione delle unità produttive e a tutti gli attacchi ai diritti dei lavoratori, fino ai licenziamenti più estremi e brutali. Giuseppe Salamone (Coop 25 Aprile) ha avviato il momento di socializzazione delle vertenze e delle lotte territoriali, concentrandosi sulla personale esperienza di conflitto sviluppatosi all’interno dei massicci licenziamenti attualmente in corso nei punti vendita della Coop 25 aprile. Le sue parole hanno tematizzato il processo di imbarbarimento del sistema cooperativo italiano, evidenziando uno stato di totale sussunzione delle Coop alla logica del profitto, dello sfruttamento dei lavoratori e della spietata concorrenza sul mercato. Dal racconto delle lotte dei lavoratori Coop si è poi sviluppata una denuncia della crisi della democrazia tutta, con parole assai dure: siamo come cani legati a una catena lunga circa quaranta metri, solo al quarantesimo metro ci accorgiamo dei limiti di quelle che credevamo essere le nostre libertà, quando la catena tira intorno al collo. Massimo Camparetto e Piero Cancilla (FIAT Termini Imerese) hanno fatto il punto sulla drammatica situazione di Termini Imerese, territorio che è stato per decenni al centro di fallimentari politiche di drenaggio di capitali pubblici, palcoscenico di scellerate speculazioni e devastazioni ambientali, che oggi paga la volontà della FIAT di abbandonare lo stabilimento siciliano. Tra la denuncia della complicità sindacale, la rabbiosa autocritica sullo stato delle lotte e la consapevolezza dell’estrema difficoltà di rimettere in piedi una situazione che appare oggi all’ultima spiaggia, si è ragionato sull’improponibilità delle soluzioni fin qui presentate dal dibattito pubblico e dalla politica, a cominciare dagli improbabili imprenditori che dovrebbero rilevare lo stabilimento. Antonio Di Cola (Operaio CNT Trapani) ha proposto la sua esperienza di lotta all’interno di un processo di riappropriazione e di conflittualità che gli operai del cantiere navale di Trapani conducono ormai da diversi mesi, in uno stato di isolamento mediatico, politico e sindacale. Dopo surreali licenziamenti, speculazioni finanziarie, manifestazioni e presidi, occupazioni (fino alla romantica occupazione di una nave ancorata presso il porto) oggi i lavoratori iniziano a prendere in considerazione lo strumento cooperativo come possibile soluzione operaia di socializzazione degli stessi mezzi di produzione, in un contesto lavorativo che non era in crisi e che sorge pur sempre su territorio demaniale. Luca Martinelli (Operaio SABO Bergamo) ha ribadito l’esigenza di mettere ancora una volta al centro della lotta il protagonismo della classe operaia, che deve liberarsi dall’egemonia delle classi dominanti, denunciare le mistificazioni dell’informazione di regime e riconoscere la propria funzione di soggetto propulsore delle lotte sociali. Dal dibattito è emersa poi la consapevolezza di come, tra specificità e differenti momenti dei percorsi di lotta e di rivendicazione, il mondo del lavoro sia oggi sotto attacco spietato di un capitalismo in crisi e volto all’annichilimento di diritti conquistati con decenni di lotte e scarifici. Se quella attualmente in atto è una precisa strategia padronale, in un contesto di svuotamento della funzione politica di molti partiti e sindacati, gli operai e i lavoratori devono ripartire dalla condivisione e dalla messa in rete di tutte le esperienze di resistenza attualmente presenti sul territorio nazionale. Inoltre si è ribadita con forza l’esigenza di continuare sulla strada di un’antimafia sociale realmente capace di guardare a tutti i contesti di negazione dei diritti come luogo ideale di pratiche di denuncia, intervento e lotta, al di là di retoriche legalistiche e strategie mediatiche di neutralizzazione del potenziale conflittuale dei percorsi di antimafia sociale.
Report Forum 6 Pomeriggio: Abbiamo trasmesso: Informazione e controinformazione da Radio Aut a Telejato
Il forum pomeridiano del 6 maggio ha avuto per oggetto le vicende delle televisioni comunitarie, escluse dal passaggio al digitale. L’apertura di Salvo Vitale è subito entrata nel vivo affrontando l’esperienza di Telejato, TV comunitaria rappresentata nel forum da Pino Maniaci.
E’ stata messa in evidenza l’insufficienza del sistema politico parlamentare che, solo dietro iniziativa di Telejato e delle associazioni antimafia locali (Associazione Rita Atria, Associazione Peppino Impastato et similia), si è accorto delle anomalie legate al passaggio al digitale, del Beauty Contest che ha regalato sei frequenze (ciascuna dalla capacità di sei emittenti) ai soggetti già protagonisti dell’ambiente televisivo, e dei paradossi economico politici legati alla vicenda.
Come evidenziato da Pino Maniaci, inoltre, i requisiti richiesti alle TV per essere ritenute idonee al passaggio al digitale terrestre comprendono: dipendenti nell’organico della rete, ampia area di copertura del segnale televisivo, presenza di capitale sociale ed altri requisiti difficilmente riscontrabili, quando non espressamente esclusi per legge, per dei soggetti onlus quali appunto le TV comunitarie come Telejato.
Entro i tempi previsti dalla legge, e in consorzio con altre reti televisive comunitarie, Telejato ha comunque presentato domanda per il passaggio al digitale terrestre, confidando nell’emendamento, frutto delle pressioni e dei ripetuti incontri effettuati in ambito istituzionale, che riserva una quota del 30% alle TV comunitarie. Allo scadere del bando (20 aprile) l’emendamento è stato inserito ma non votato. Al primo giugno cominceranno a spegnere le reti televisive non ritenute idonee al passaggio, ed ancora oggi non risulta pervenuta alcuna notizia circa il voto all’emendamento.
L’intervento di Nadia Furnari dell’Associazione Rita Atria, ha denunciato l’isolamento in cui è stato lasciato Pino Maniaci nella sua battaglia, ricordando in merito le numerose associazioni che si avvalgono dell’appellativo antimafia e, subito dopo, coinvolgendo attivamente il forum in un appello per salvare le TV comunitarie italiane. Ha ricordato infine, coadiuvata da Salvo Vitale, l’assenza totale di una qualsiasi copertura da parte del grosso circuito dell’informazione italiana sui temi più caldi riguardanti l’antimafia, non per ultimo la tragica situazione dei giornalisti calabri ignorati dalle istituzioni e costantemente minacciati dalla ‘ndrangheta.
Infine è stato ricordato lo stato di assedio permanente in cui sono costretti a vivere Pino Maniaci e i suoi familiari, gioco forza entrati nella gestione di Telejato da quando la paura per la mafia e l’aperta ostilità dei cittadini di Partinico ha privato l’emittente di qualsiasi collaboratore. Condizione che diventerebbe ancora più pericolosa per la famiglia Maniaci e per Salvo Vitale, redattore di Telejato, qualora l’emittente chiudesse, si spegnessero i riflettori e assieme ad essi quel poco di attenzione mediatica che la redazione dell’emittente è riuscita ad ottenere.
Qui sotto un reportage fotografico della giornata
Giornata splendida. Nessuna parola in più.
Giornata bella e ricca di contenuti !