#VAL SUSA: MAFIA ad ALTA VELOCITA’…PERCHE’ TANTI SILENZI?
Pubblichiamo una articolo interessante pubblicato sul sito www.notav.info; un inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nel cantiere TAV e sui silenzi delle istituzioni (Politica, Prefettura e Procura, Forze dell’ordine). A chi continua a parlare di legalità e rispetto delle regole, rispondiamo con una sola parola GIUSTIZIA SOCIALE! Il movimento NO TAV, ormai da 25 anni, difende il territorio della Val Susa da speculazioni mafiose e lo fa anche attraverso un lavoro di inchiesta, tipico dei movimenti degli anni 70.
Buona Lettura
Abbiamo atteso pazienti lo sviluppo delle questioni in ordine all’inapplicabilità della normativa antimafia agli appalti Tav Torino Lione in territorio italiano, inapplicabilità quale conseguenza della ratifica, da parte del Parlamento italiano, dell’accordo italo francese del 2012.
E’ dal 2012 ( www.notav.eu/modules.php?name=News&file=article&sid=6683 ) che il movimento No Tav denuncia l’irresponsabilità dei redattori di tale accordo: all’inapplicabilità della normativa antimafia si è aggiunta l’inapplicabilità della normativa italiana in materia di appalti (e sicurezza) in territorio italiano, in Val di Susa, e il Parlamento ha scientemente permesso questa folle cessione di sovranità, con il complice silenzio dell’allora Presidente della Repubblica.
Non era solo il Parlamento a sapere: lo sapevano tutti, anche i procuratori Generali di tutte le Corti di Appello d’Italia, destinatari di una comunicazione-denuncia inviata da alcuni deputati e senatori avente ad oggetto proprio l’inapplicabilita della normativa antimafia ai lavori Tav Torino Lione in Val Susa.
Anche lo stesso Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, a Dicembre 2014 ha rilevato che per i lavori Tav Torino-Lione in teritorio italiano «non ricorreranno interdittive antimafia perché i lavori avvengono in base al diritto francese, dove non c’è l’interdittiva antimafia».
Ricordando che la ratifica dell’accordo italo francese è avvenuta nel 2014 (LEGGE 23 aprile 2014, n. 71) si dovrebbe ritenere che fino a tale data il codice antimafia fosse applicabile e seriamente utilizzato al cantiere della Maddalena di Chiomonte …..
Illusi !
Se leggiamo attentamente l’ordinanza cautelare nell’operazione San Michele, del 5.4.2014, ci accorgiamo che, nonostante l’allora applicabilità del codice antimafia, nessun controllo era stato eseguito.
Il provvedimento di misura cautelare ha accertato la presenza della società Toro S.r.l. all’interno del cantiere di Chiomonte, accertando, altresì, che il legale rappresentante, Giovanni Toro, era personaggio legato all’ ndrangheta.
Ebbene Giovanni Toro – soggetto alla misura cautelare del carcere – era presente all’interno del cantiere più sorvegliato d’Italia, sotto gli occhi della Polizia di Stato, della Questura e del Prefetto di Torino.
La sua presenza , in particolare il 18.10.2011, è ben evidenziata a pag. 940 e 941 della predetta ordinanza cautelare:
Nella intercettazione del 20.10.2011, Toro Giovanni afferma di essere stato costretto a nascondersi per non essere inquadrato dalle telecamere del TG Rai3.
Tale circostanza potrebbe far pensare il lettore distratto che Toro Giovanni e la Toro S.r.l. fossero nel cantiere di Chiomonte in incognito, che nessuno sapesse nulla, Questura, Carabinieri e Prefettura compresi.
Ma non è così, tutti sapevano della presenza della Toro S.r.l. all’interno del cantiere più sorvegliato d’Italia – o avrebbero dovuto saperlo usando l’ordinaria diligenza:
la Prefettura, che ricevette da Lazzaro Ferdinando le targhe della Toro S.r.l. utili per far avere alla stessa i permessi per recarsi al cantiere:
“si. gli gli., lo faccio fare attraverso la Prefettura… gli dico che dobbiamo asfasfaltare.. è urgente..“
la stessa Questura, che aveva richiesto i lavori di asfaltatura delle strade all’interno del cantiere di Chiomonte (vedi di seguito)
la societa L.T.F. che ha autorizzato il sub appalto alla Toro S.r.l. (vedi pag. 16 certificato collaudo 27.11.2012 a firma Prof. Siniscalco, Bufalini di L.T.F. e del Direttore dei Lavori Fornari):
A questo punto ci interroghiamo sulla sostanziale (e non solo formale) efficacia, funzionalità e reale operatività del codice antimafia – al tempo applicabile aglli appalti Tav a Chiomonte – e sull’effettivo utilizzo del Cup – in funzione di tracciamento dei flussi finanziari della criminalità organizzata – che, al tempo del certificato di collaudo di cui sopra (novembre 2012) era già stato corretto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (ricordate, nella prima puntata di questo articolo avevamo indicato che l’originario CUP era errato e fu corretto il 9 ottobre 2012):
Gli strumenti antimafia esistono, ma sorge un più che legittimo dubbio: esiste la volontà del loro utilizzo da parte di tutti i controllori ?
E così Mafia e ‘ndrangheta “sguazzano divertiti” nei buchi neri di controllo come si legge a pag. 536 dell’ordinanza cautelare emessa contro Giovanni Toro:
1) si attribuiscono autonomamente gli appalti attraverso il Consorzio Valsusa
“T:ehhh però._ non serve a niente.., perché domani mattina alle 8… siamo tutti dai i LUCCO… per lo Statuto del coso… (Consorzio Valle Susa ndr)… per fare le due gare… quella da 18… e quella da 36…(TAV ndr) fognature… ehhh riporto materiale.., spostamento materiale… OG I… OGS I e tutto no…
S:ah ah
T:quindi sono due gare che interessano alla… al Consorzio.. quindi le faremo tutte e due… ehhh domani sera c’è l’Associazione.., c’è.,, alle 9 in Piazza a Sant’Antonino “
2) si nascondono dietro il cartello del “Consorzio”, :
” ……ma infatti il Consorzio nasce per… nascondersi dietro il Consorzio no!.., voglio dire… vince…, vince la gara il Consorzio.., e chi cazzo , a me mi ha chiamato il Consorzio..“