IL 30 MARZO LA SICILIA IN PIAZZA CONTRO CROCETTA
i motivi della manifestazione
(da Lotta Continua)
All’interno della crisi economica globale esplosa in forma dilaniante nel 2008, la Sicilia costituisce un caso ancor più drammatico e con pesantissime ricadute sociali.
I numeri sono impietosi.
Secondo i dati SVIMEZ dall’inizio della crisi economica globale dal 2008 al 2014 il Pil (la produzione di reddito) della Sicilia ha subito un crollo del 13,7 per cento, in linea con quello del Mezzogiorno (-13 per cento), mentre la flessione al Centro-Nord è stata più contenuta (-7,4 per cento). Il divario tra Nord e Sud, tuttavia, era evidente già prima della crisi: prendendo in considerazione il periodo dal 2001 al 2014, infatti, il Pil dell’isola ha subito una flessione del 9 per cento, simile a quella delle regioni meridionali (-9,4), mentre il Pil delle regioni settentrionali è cresciuto complessivamente dell’1,5 per cento.
Le cose non vanno meglio guardando al mercato del lavoro: in base ai dati degli ultimi sette anni dal 2008 al 2014, l’Italia ha perso oltre 811 mila posti di lavoro, di cui 575 mila nel Meridione, quasi sette volte in più del Centro-Nord, che ha registrato una perdita di circa 80mila occupati. In termini percentuali nel 2015 il tasso di disoccupazione al Centro-Nord si è attestato sull’8,9 per cento, mentre al Sud è più del doppio con il 20,3 per cento. Mentre il dato della disoccupazione complessiva italiana è del 12,2%. Anche lo scorso anno a livello nazionale il Pil è cresciuto dello 0,8 per cento, quello del Centro-Nord dell’1 per cento, ma quello delle regioni meridionali si è fermato allo 0,1 per cento. Nel 2015 gli investimenti fissi lordi sono addirittura diminuiti nel Mezzogiorno (-1 per cento), mentre nel resto d’Italia sono aumentati di un punto e mezzo.
Di fronte a questo sfacelo, a questa vera e propria macelleria sociale, la Politica è stata assente? No, è stata strumento del Piano Strategico del grande capitale multinazionale, quello che, proprio come risposta alla propria crisi, sta ridisegnando il mondo secondo le proprie aspettative ed esigenze. Aree legate ai poli forti del capitale finanziario e “periferizzazione” di tutto il resto.
Il cosiddetto “Sotto-sviluppo”, di aree regionali come il Mezzogiorno d’Italia, la Sicilia, va interpretato quindi come articolazione di un unico disegno egemonico del capitale, a chiara matrice neo liberista che abbandona al mercato e alle sue dinamiche le condizioni di vita dei proletari, dei giovani, degli anziani, delle donne. Dinamiche che includono la deriva di interi territori verso il controllo dell’accumulazione criminale e mafiosa.
Il Governo Crocetta è stato organico, strumento consapevole (e colpevole) di tutto ciò: le forze politiche e sociali che lo sostengono ancor di più.
Una Sinistra che non ha saputo essere riferimento e interpretare i bisogni dei settori popolari più colpiti dalla crisi e un Sindacato complice socialmente e subalterno del quadro politico-istituzionale.
La desertificazione industriale che si è abbattuta come una mannaia su un tessuto produttivo già molto debole è espressione drammatica di tutto ciò. Ne vogliamo ricordare le vicende più eclatanti: la FIAT di Termini, i Poli di Gela, Milazzo, Augusta, Cantiere Navale di Palermo, la Keller, adesso anche la “moderna e innovativa” realtà produttiva di Almaviva. Ovunque volgiamo lo sguardo vediamo perdita di posti di lavoro e sofferenza sociale.
Ma allo stesso tempo non possiamo non vedere i processi di militarizzazione del territorio, il ruolo strategico, all’interno del Comando Nato di Birgi e Sigonella, del Muos a Niscemi, come l’altro lato della stessa medaglia. Espressione di una volontà politica e di una scelta strategica che disegna un ruolo ben definito per l’Isola.
Il degrado delle aree metropolitane, le emergenze sociali deflagranti, le marginalità legate alla mancanza di lavoro alla emergenza abitativa rendono il quadro sociale ancor più complicato e difficile. Eppure denso di possibilità e occasioni.
Pochi e frammentati sono stati i processi materiali di costruzione di resistenza dal basso. Persino la sinistra radicale e antagonista non è andata oltre l’episodico e il marginale, la protesta e la frammentarietà. Lo diciamo con preoccupazione ma anche con il rispetto dovuto a tentativi comunque encomiabili di ripresa del conflitto sociale in una situazione molto difficile.
Siamo compagni e compagne che si sono ritrovati attorno alla ricostruzione di una rivista che riprende un logo che non è storia o archeologia politica, ma attualizzazione di un metodo e di una cultura, di precisi riferimenti alle lotte sociali. Vorremmo riprendere un percorso di ricerca, con-ricerca e informazione, spingendo con passione perché si riannodino fili di ricostruzione di ipotesi di lavoro e di ripresa del conflitto sociale, fuori dai giochi della sinistra istituzionale e poltronista.
Non vogliamo perdere tempo con giochi e giochetti elettoralistici e strumentali. Riteniamo che la drammaticità delle condizioni dei soggetti sociali a cui ci rivolgiamo richieda coraggio, passione e chiarezza.
Siamo qui oggi per questo.
Perché la lotta continua!
NODO DI PALERMO DI LOTTA CONTINUA.
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