Peppino è vivo e lotta insieme a noi: riappropriamoci della Nostra Memoria
Oggi, 9 Maggio. In questa stessa data, nel 1978 ossia 39 anni fa, Peppino Impastato è assassinato dalla mafia.
In questi anni l’empatia e l’emozione provocata dalla diffusione della storia di Peppino tramite film, fiction, libri e fumetti hanno portato ad un distacco tra ciò che Peppino è stato e l’icona mediatica che gli è stata costruita attorno.
L’esempio più palese di questo fenomeno è la frase: “Se se insegnasse la bellezza alla gente” che Peppino non ha mai pronunciato (è una finzione filmica realizzata dagli sceneggiatori del film “I Cento Passi”: questo dialogo fra Peppino e Salvo non è mai avvenuto) ma grazie alle intenzioni mistificatorie di molti giornalisti è diventata una falsa verità.
Spesso, infatti, le riduzioni filmiche se non addirittura le mistificazioni dei “politicanti” di turno hanno ridotto ai minimi e falsi termini la figura di Peppino, fino ad arrivare ad una Danza di pupi e pupari: dalle celebrazioni della morte di Peppino Impastato (non del suo brutale omicidio?) al corteo “Storico” (non più corteo in memoria? arriveremo agli sbandieratori con i gonfaloni delle contrade?).
Svuotano di significato non soltanto il Giuseppe Impastato uomo e militante per farne una “figura” da rivestire secondo i propri tornaconti, trasformandolo nel suo opposto e portando a narrazioni che riteniamo tossiche: un eroe borghese amante delle leggi e della Legalità e della Bellezza; un allegro Giullare contro la mafia (così recita il titolo di un fumetto a lui ispirato), un giornalista (l’Ordine dei Giornalisti gli conferì il tesserino alla memoria soltanto il 19 dicembre 1997), un musicista, uno speaker radiofonico.
Come se Peppino Impastato, “Santo laico”, fosse sceso in terra per illuminare il nostro cammino e non fosse un uomo che ha creduto e lottato fino in fondo facendosi promotore di un percorso collettivo di lotta anticapitalista, antifascista e antimafiosa per costruire un mondo nuovo.
Così, le acque si intorbidiscono attorno alla figura di Peppino e si vede solo il debole bagliore riflesso che la luce rimanda dal fondale della memoria. Un’operazione volta a rompere quegli ingranaggi che costituiscono la memoria collettiva di un popolo, volta a camuffare e depoliticizzare la memoria. Esempi? Pensare al 25 Aprile e alla corsa per svuotarlo del suo significato politico (da Festa della liberazione a Festa della libertà. Quale libertà?), oppure, ai vuoti discorsi sul Primo Maggio dei lavoratori, per portare la nostra memoria di lotta, nelle placide acque delle celebrazioni.
Il vero contributo di Peppino e dei suoi compagni è stato rendere chiaro a tutti che la mafia non è altro che una parte della classe dominante di questo paese. Non “fenomeno malavitoso” che può essere combattuto in nome di una non ben precisata “spinta alla legalità”, né qualcosa di strano o di estraneo al sistema come sostiene chi afferma “io sono di sinistra ma la precarietà e il liberismo sono dei valori” ma frutto del sistema stesso, da combattere insieme al resto del sistema.
Per Peppino combattere contro la mafia significava lottare contro il capitalismo e tutte le sue espressioni di prevaricazione dell’uomo sull’uomo.
Essere contro la mafia non vuol dire solo parlare alla radio e denunciare malaffare, corruzione, intimidazioni. Dietro c’è molto altro: insieme ai suoi compagni non si limitava ad usare la radio per burlarsi dei mafiosi, ma agiva con un poderoso lavoro di inchiesta e controinformazione.
C’è un Peppino antimilitarista che protesta contro la guerra in Vietnam. C’è un Peppino anticapitalista. C’è un Peppino femminista, uno contro il nucleare, uno ambientalista. E tutti questi possono essere definiti antimafia.
Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo.
Questa è la frase nello striscione portato da 39 anni, con dolore e con orgoglio, dai compagni di Peppino.
Noi sentiamo il bisogno di continuare.
Sentiamo il bisogno di ricucire lo strappo tra l’uomo, la memoria e la mistificazione restituendo a Giuseppe Impastato, uomo e indimenticato compagno e non icona, le sue lotte e i suoi percorsi collettivi. Restituendo a noi la nostra memoria fuori dalle strumentalizzazioni e dalle appropriazioni indebite.
Così come le giornate del 9 Maggio “in memoria di Peppino e Felicia Impastato, per l’antimafia sociale” dal 2002 al 2014 sono state il megafono delle nostre quotidiane lotte per il lavoro, contro la precarietà, per l’ambiente, per dar voce ai movimenti e soprattutto per incontrarci e dialogare in quella splendida forma di unione in cui le realtà partecipanti potevano parlare con una voce sola, una voce che a tanti non piace perché non si piega a nessun tornaconto.
Quella voce che unisce la Val Susa con Niscemi, che unisce Marzabotto e la Resistenza con Peppino e i suoi compagni attraversando la lotta degli aquilani con quella dei fratelli migranti.
Di fronte ai recenti avvenimenti politici e sociali, oggi più che mai, affermiamo con forza che le lotte di Peppino sono attualissime: la disinformazione e l’informazione, la politica servile e dei compromessi, la repressione violenta e antidemocratica sono tutti strumenti del potere che non ci appartengono e vogliono far tacere la nostra voce; in questi anni abbiamo condiviso e ci siamo contaminati di esperienze politiche e di percorsi di resistenze sociali e su queste strade vogliamo continuare.
Quarant’anni dal brutale omicidio di Giuseppe Impastato: le nostre idee non moriranno mai.
Per queste ragioni lanciamo oggi una campagna adesioni rivolta a tutti quei movimenti, persone e realtà che, spontaneamente dal basso, resistono e lottano per riprendersi la propria vita, ad un momento d’incontri e di confronto e di nuove pratiche di Resistenza da svolgersi nel Quarantesimo anno dal brutale omicidio di Giuseppe Impastato, detto Peppino: un compagno sincero, un militante comunista rivoluzionario, un giovane brutalmente ucciso dalla borghesia mafiosa che mai sarà dimenticato.
Peppino è vivo e lotta insieme e noi.
per adesioni scrivere a info@radioaut.org