L’antimafia del potere nuoce alla salute
Chiariamo subito che chi scrive è di sinistra ed incazzato per quello che in essa è successo. In meno di 20 anni i partiti europei, naturalmente di sinistra, si sono trasformati in macchine neoliberiste impregnate di libero mercato, pronte a svendere pezzi di beni pubblici alla classe “predatrice”. I loro leader si sono via via trasformati da socialisti e socialdemocratici in delle macchine ibride, che mantengono una politica di facciata di sinistra per nascondere politiche neoliberiste. L’economista Riccardo Bellofiore lo ha chiamato “Liberismo sociale “.
Si leggono spesso tra i giornali o tra le righe di un blog le parole di qualche alieno sinistroide che parla di mafia. Tutto ciò è molto interessante. Negli anni ’70 i compagni urlavano lo slogan: “Sicilia rossa, la mafia nella fossa!”. Oggi cosa dicono su di essa? La mafia torna ad essere quello che è sempre stato nell’immaginario funzionale al conseguimento e alla perpetuazione del potere: una patologia da curare, un tumore da estirpare, in modo che lo Stato e il libero mercato possano tornare ad essere quelli che idealmente sono sempre stati, palestra di libertà e di concorrenza. Poco importa se nella realtà sono stati sempre qualcosa di diverso e se hanno prodotto mafia e malaffare. Navigando su internet ho notato che si fa tanta confusione tra mafia e mafiosità. La mafiosità è il modo di pensare e di sentire, una sorta di schema comportamentale. La mafia ha delle caratteristiche politiche e sociali ed è soprattutto un’ideologia, una sovrastruttura che ha sotto qualcos’altro. La mafia nasce nel feudo come strato intermedio tra il feudatario e il contadino ed esercita un ruolo di repressione e di sfruttamento mediante le figure mafiose del campiere/gabellotto, l’uomo del padrone. Successivamente è subentrata la borghesia terziaria e il sud è servito al capitalismo come serbatoio di manodopera e mercato di consumo. All’interno della borghesia la mafia è stata ed è lo strato egemone, alleata del capitalismo del nord, in cui i mafiosi sono speculatori edilizi, grossisti dei mercati, trafficanti di droga che si permettono di finanziare intere campagne elettorali, amministrando lo sviluppo del sottosviluppo. Dunque la mafia è sempre stata un potere economico e politico ma rispetto al capitalismo monopolistico è stata un potere subalterno. La mafia c’è perché serve al capitale, perché il capitalismo le consente di essere, e in questa realtà economico-sociale la mafia gioca il ruolo del gendarme, difendendo gli interessi capitalistici, essendo entrambi anelli della stessa catena. Sorgono delle perplessità quando leggiamo le minchiate della sinistra antimafia che ci dice che il fenomeno mafioso è un problema prettamente culturale e che l’unico metodo per sconfiggerla è quello di fare corsi di educazione civica all’interno della scuola dell’obbligo. Sorgono ulteriori perplessità quando le maggiori testate giornalistiche costruiscono altari in onore di gente come Caselli. Quest’ultimo eroe dell’antimafia reazionaria e anticomunista non ha perso tempo nel mettere i bastoni tra le ruote al movimento NO TAV che legittimamente difende gli interessi di un’intera comunità. Il procuratore è stato la testa di ponte di un accordo di potere che scavalca le esigenze locali, reprimendole violentemente a colpi di manganello e a colpi di giustizia in favore del profitto. Lui che nel 2009 dichiarava: “Il primo piano è quello dell’importanza dell’antimafia e della cultura intrecciata e combinata con l’antimafia della repressione e l’antimafia dei diritti. L’antimafia della repressione – se vogliamo essere ancora più brutali, delle manette – è quella che compete alle forze dell’ordine e alla magistratura. L’antimafia dei diritti è quella che lavora perché alcuni diritti, i diritti fondamentali di chi vive in un determinato territorio siano soddisfatti.
Evidentemente si predica bene e si razzola male. Ma sono in tanti che, ipnotizzati dal tubo catodico, appiattiscono le loro capacità di analisi. Credendosi rivoluzionari appoggiano posizioni inverosimili che penetrano all’interno della mente soltanto perché vengono presentate da personaggi antiberlusconiani e quindi degne di esser prese in considerazione dando ulteriore humus alla legalità “Travaglina“. Parlare in termini di educazione, in termini unicamente ideologici serve soltanto alle personalità che vogliono mistificare la realtà e scambiare il fumo con l’arrosto. Oggi gli assetti di potere economici e politici sono cambiati ma ciò non toglie che la mafia è un problema sociale/politico/economico/ che rimanda ad una soluzione politica di tipo anticapitalista .
CIRRUS