Crisi economica, tra “se” e “ma”
Solo qualche giorno fa in Spagna (un paese appartenente ai PIIGS) le contestazioni hanno bloccato il paese portando la polizia a fare irruzione nella sede televisiva dell’emittente valenciana Canal 9, costringendo il personale che si era astenuto dal lavoro a ripristinarne le trasmissioni… atto gravissimo. Motivo delle mobilitazioni sono le misure varate dal governo in seguito alle direttive date dalla grande madre europea.
A proposito di crisi europea, vorrei soffermarmi su un meeting svoltosi qualche settimana fa.
Ecco il link
http://www.youtube.com/watch?v=jhL7Ooy8bck
Appena qualche secondo di presentazione del summit di Rimini sulla MMT Modern Money Theory, organizzato da Paolo Barnard e svoltosi dal 24 al 26 febbraio, ed ho storto il naso almeno 3 volte. Il ricordo va alla coraggiosa donna, Mariarca Terracciano, morta a causa di una forma di lotta incredibile; Mariarca si toglieva 150 ml di sangue per ogni giorno di ritardo dello stipendio. Fin qui ci siamo. Purtroppo comincia subito il pippone barnardiano sulle elite finanziarie e sul Vero Potere che io chiamerei tranquillamente CAPITALISMO, senza andare alle sue declinazioni forbite come neomercantile e neoclassico. Risulta abbastanza chiaro che l’input dato è quello di un approccio marginalista-soggettivista, in cui tutte le proposizioni economiche vengono costruite da postulati riguardanti le regole di comportamento individuali in cui non c’è posto per soggetti aggregati quali le classi sociali, centrali nell’impostazione marxista. Questa prospettiva ha come obiettivo la soddisfazione del consumatore che deve essere in possesso del suo buon potere d’acquisto, per cui il sistema economico funziona bene se gli individui hanno i soldi e trovano sul mercato i beni che essi desiderano. E’ questo il comune denominatore che lega i cittadini, avere reddito e comprare merci. Riconosco a Barnard la sua eccezionale capacità oratoria in grado di colpire l’attenzione e renderla sempre viva, romanzandone a volte i contenuti, dando spazio, oltre tutto, a forti critiche morali rispetto alla crudeltà e al cinismo del Vero Potere (elite finanziarie) nei confronti dei poveri cittadini indifesi. Come se i rapporti di sfruttamento, tipici del capitalismo, non esistessero all’interno della cosiddetta economia reale ma soltanto nel mondo della finanza speculativa di stampo neoliberista gestita dal “Vero Potere”. Un’altra idea propinata continuamente da Barnard, è quella di essere soli, assediati all’interno di un fortino che è destinato a cedere, in cui il vero e solo strumento risolutivo è l’economia e in particolare la cosiddetta MMT. Non mi piace l’idea ossessiva di studiare, studiare e studiare l’economia, il messaggio è: inutile che scendete in piazza a urlare e rivendicare i diritti, restate a casa a studiare, perché ci vogliono gli strumenti. Giustissimo. Però facciamo attenzione.
Stiamo contestando una elite di tecnocrati che hanno esautorato il potere dei governi. Possibile che per risolvere il problema la ricetta sia quella di diventare a nostra volta tecnici? Qualcosa di simile alla regola dei polinomi che per sommare o sottrarre due grandezze, queste devono essere omologhe? Contro i tecnocrati diventiamo tutti tecnici fai da te? Credo proprio che se la signora del 1° piano ci lancia una pianta, sappiamo bene che dobbiamo cercare di evitarla, senza conoscere alla perfezione la funzione matematica che regola la legge di gravità. Basta capire dove e come concentrare l’attenzione e su quali meccanismi.
La MMT è una teoria che unisce circuitisti e keynesiani, o meglio, la MMT aggrega anche i circuitisti. Questa teoria ha come basi l’approccio marginalista soggettivista rivisitato da Keynes che non si oppone alla teoria del valore e della distribuzione neoclassica-marginalista, ma si muove al suo interno contestandone tuttavia un aspetto fondamentale: l’assunto del pieno impiego delle risorse produttive, sostenendo che non esistono tendenze necessarie a muovere il sistema dei prezzi verso l’equilibrio di piena occupazione e che l’equilibrio può invece fissarsi a qualsiasi livello di produzione e occupazione. Sposta l’accento sulle variabili aggregate quali il consumo, l’occupazione e il reddito nazionale, con politiche di forte intervento pubblico. In poche parole, la MMT è la teoria di Keynes riportata ai giorni d’oggi, la cui analisi parte dalla moneta, cioè un aspetto parziale (anche se importantissimo) del sistema capitalista e insufficiente per affrontare la questione della crisi economica. Non voglio entrare negli interstizi tecnici, voglio affrontare la questione politica di questa faccenda.
Partiamo dal saggio di Barnard: “Il più grande crimine”.
http://paolobarnard.info/docs/ilpiugrandecrimine2011.pdf
Concordo con lui come il Vero Potere, che io continuo a chiamare capitalismo, abbia creato le condizioni affinchè i popoli venissero esautorati da ogni sovranità, attuando piani di contiguità, think tank, interventi di strutture para massoniche come il Bilderberg e la Trilaterale. Devo tuttavia appurare che scagliarsi contro il mondo privilegiato della politica o contro quello dei poteri forti delle banche, è diventata quasi una moda, quasi un artifizio per trovare il consenso. Paradossalmente anche realtà come Casa Pound, o politici come Storace o Scilipoti, rivendicano il ruolo di anticapitalisti e riescono a fare la voce grossa sulla questione della sovranità monetaria e sullo Stato forte. In realtà sappiamo bene che il fascismo così come il keynesismo, seppur in forme diverse, (il primo richiede forme dispotiche e magari anche militari, il secondo funziona quando esiste una democrazia elettorale formale) sono strumenti di regolazione del capitalismo, come diceva Radek “Il fascismo è paragonabile a cerchi di ferro con i quali la borghesia tenta di consolidare la botte sfasciata del capitalismo”.
Il saggio in questione ha un taglio divulgativo, in modo tale che tutti possano capire. La prima parte è prettamente “tecnica” anche se spiegata con un linguaggio estremamente semplice. Il fulcro della sua opera si basa fondamentalmente su una ricostruzione di tutti quei passaggi politici che hanno permesso alle elite neoliberiste, neoclassiche e neomercantili di esautorare il potere degli Stati o, come scrive il giornalista, di annientare il tridente che aveva cambiato la storia. Il tridente è formato da Stato, popolo e leggi. Lo scopo è quello di appropriarsi delle ricchezze degli stati (i gioielli di famiglia) attraverso la speculazione finanziaria, grazie alla moneta creata ad hoc (Euro) che non è sovrana, e che tutti gli stati dell’Eurozona sono costretti a prendere in prestito dai mercati di privati di capitali, indebitandosi fino al tracollo, e dunque intervenendo all’interno dell’economia reale incrementando la disoccupazione. In questa situazione tragica la soluzione che ci propone Barnard è la MMT, da adottare in seguito al default. Secondo la teoria neokeynesiana, dobbiamo riprenderci la nostra moneta sovrana, così la spesa a deficit positiva arricchirebbe la gente comune e le piccole/medie aziende, mirando a creare piena occupazione, pieno Stato Sociale, piena istruzione, ecc.ecc. Grandi quantità di moneta iniettata nei settori produttivi strategici, aumenterebbero le entrate dello Stato, poiché, maggior ricchezza che circola fra i cittadini, significherebbe maggiori redditi e dunque maggiori entrate del fisco, incrementando il PIL e mantenendo l’inflazione bassa, in quanto oltre la massa monetaria “aumenterebbero” le merci prodotte. La ricetta suggerita è questa e non intendo commentare ne criticare. Anche se, ad una prima analisi superficiale e semplicistica, mi chiedo come mai quando avevamo la moneta sovrana e la banca di Stato abbiamo vissuto anni molto cupi, tanto che le cronache di oggi raccontano ancora.
Tra l’altro la nascita della moneta moderna, non nasce da una “decisione “ di Nixon,(come scrive Barnard) nasce perché la Francia del generale De Gaulle, che aveva ancora velleità imperialistiche, non accettava che gli U.S.A. si potessero espandere economicamente e militarmente e che potessero stampare più moneta (Gli U.S.A. lo facevano spudoratamente) rispetto alle scorte auree. Nel 1971 approfittano di una grossa sovrapproduzione di dollari in giro per il mondo e il generale scambia ingenti quantità di moneta con oro costringendo gli americani a fare DEFAULT e dunque provando a cambiare i rapporti di forza tra le nazioni che restano più o meno stabili grazie al copioso arsenale militare americano.
In più passaggi il saggista punta il dito sulla sinistra (e fa bene) ma non mi convince che punti il dito solo sui rapporti del PCI con la finanza internazionale, e stenda un velo omertoso sulle trame che tra gli anni ’60 e ’70 hanno visto la vecchia classe politica a braccetto con il Vero Potere di allora, vedi (un esempio a caso, ce ne sarebbero a decine) il caso Sindona. Sindona fu Il più grande banchiere d’Italia e uno (ma come lui, tutta quella classe dirigente italiana di allora) dei big del mondo legato agli interessi del Vaticano (Ior), al presidente americano Nixon , alla Cia, ai servizi segreti atlantici, alla Massoneria internazionale, a Cosa nostra, alla P2 di Licio Gelli e alla mafia italo-americana. Era sicuramente quella, la classe politica, che in quel momento storico controllava la vita democratica del paese con o senza sovranità monetaria. Vi riporto uno stralcio della commissione parlamentare (di minoranza) d’inchiesta sulla loggia massonica P2;
Il 12 giugno 1973 il governo Andreotti si dimette; la lira, già in crisi, registra un’ulteriore caduta, Sindona su sollecitazione della Cia si rende protagonista di nuova forte azione speculativa nei confronti della moneta italiana allo scopo di provocare tensioni politico-economiche che impedissero l’ingresso di un governo di centro-sinistra.
Ci sono anni ed anni di influenze politiche ed economiche che arrivano dagli States e fanno leva praticamente su tutto, dalla mafia alla massoneria passando per organizzazioni particolari tipo Gladio.
Nonostante tutte le condizioni ottimali come la sovranità monetaria, le organizzazioni sindacali che più o meno funzionavano, il Vero Potere ha sempre cercato di limitare la democraticità degli Stati e il peso contrattuale della classe lavoratrice. Sarebbe, a mio parere, eccessivamente semplicistico pensare che il ritorno ad una moneta di Stato possa scalzare le fitte reti della finanza internazionale o possa edulcorare i rapporti di sfruttamento relegati all’interno del conflitto capitale-lavoro, tipici delle società capitalistiche. Ciò non toglie che Barnard ci racconta una verità inattaccabile: dal ’89 in poi, in Italia in particolare, il testimone passa al centro sinistra distruggendo le sudatissime conquiste dei lavoratori, smantellando i beni pubblici e corroborando l’azione globalizzatrice del capitale. Il giornalista, però, non sottolinea la caratteristica tipica dei regimi capitalistici e presente in ogni condizione in quanto proprietà intrinseca, come la lotta spietata per il profitto, la riduzione di costi di produzione e quindi l’aumento dello sfruttamento attraverso la riduzione dei salari che porta ad un diretto aumento del plusvalore, motivata dall’esigenza di non essere espulsi dal mercato, Marchionne docet. Non affronta il problema della concorrenza tipica dei sistemi capitalistici, dei rapporti che regolano le interazioni sociali fondati su canoni per i quali i beni vengono prodotti esclusivamente per il loro valore di scambio e non per il loro valore d’uso. Il sostenitore della MMT punta il dito solo sulla elite che è cattiva e che vuole che il popolo soffra. La concorrenza tra capitalisti è, a mio parere, un punto nevralgico del sistema capitalistico perché esso non entra certo in crisi quando non riesce a fornire i mezzi di sussistenza alla collettività; ma quando non riesce più a valorizzare il capitale che ha prodotto, quando non riesce ad accrescere la ricchezza dei ricchi. Si parla (in termini marxisti) della caduta del saggio di profitto, che è la causa essenziale della crisi e deriva dalla concorrenza tra i capitalisti, la quale a sua volta costituisce il meccanismo che regola il processo di accumulazione. Una delle tante espressioni della concorrenza tra capitalisti la si trova nella famosa globalizzazione dentro cui viene acuito l’uso del potere economico e soprattutto finanziario e militare con lo scopo di estorcere profitti e indirizzare la sovrastruttura politica affinchè questa sia omologa ai disegni imperialistici. Con l’acuirsi di queste dinamiche se qualcosa va storto, se il capitale non riceve la dovuta remunerazione, il banchiere non presta, il capitalista non investe e l’economia si intoppa e allora si provano strade alternative. Il capitalismo crea espedienti, tra questi le guerre imperialistiche che creano appetibili opportunità di profitto. Il caso più recente è quello della Libia, un paese estremamente ricco, creditore nei confronti di mezzo mondo, detentore di una grandissima scorta aurea con cui intendeva mettere in atto il progetto di un’unione monetaria africana. Arriva la NATO distrugge le infrastrutture e depreda tutto, convertendo la loro situazione economica da creditori a debitori, dando grosse opportunità di profitto alle multinazionali e riequilibrando gli assetti politici poco graditi.
Questo fenomeno era già stato ampiamente previsto da Marx ( “Il Capitale, vol 1, cap 23.) quando parla della concorrenza tra capitalisti che scatena un processo di espropriazione del capitalista sul capitalista, attraverso fusioni e acquisizioni, dovuta alla crescita della composizione organica del capitale, affermando che “i capitali più grossi sconfiggono quelli minori“.
Secondo me, Barnard con il suo saggio e la teoria da lui presentata, ci propone l’ennesima illusione portata avanti con maestria. Il tentativo è quello di far credere alla gente che la teoria da lui riportata in auge nelle impervie foreste virtuali del web sia la salvezza, la soluzione a tutto ciò che ci frustra e tutto ciò che ci reprime.
http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=351
Questo link penso dica tutto! Si DEVE blindare la divulgazione della MMT. Non deve essere esposta a docenti universitari, sindacati, partiti perché loro hanno le parrocchie e boicotterebbero la teoria. Bisogna costruirla su terreni neutri e intercettare il malcontento della gente attraverso slide e probabilmente dispense per catechizzare i neofiti e creare esattamente una nuova parrocchia. Si chiama qualunquismo che si alimenta esattamente all’interno di ciò che Barnard odia, le mode web. Cambiano i contenuti ma sembra quasi la minestra grillina, in cui la gente crede di esser libera quando tutto viene comunicato e deciso dal profeta Barnard, e tutto deve essere accettato senza se e senza ma, sennò cominciano gli insulti. La teoria MMT viene presentata quasi come fosse la venuta in terra di Cristo che porta a qualcosa che noi umani non possiamo neanche immaginare, un benessere insperato da tutti i punti di vista per aziende e lavoratori, un’arma temutissima dal Vero Potere. L’antidoto per il morso del serpente. Peccato che quest’arma temutissima e nuova sia stata accolta molto bene da gente come Zamparini. Da gente come Tremonti, il generale Pappalardo e in ultimo il governatore della Sicilia Lombardo (neo indagato per faccende di mafia). A mio parere, stiamo assistendo a scontri tra poteri reazionari storici e quelli relativamente nuovi portati in auge dalle politiche neoliberiste europee. Soltanto così riesco a spiegarmi l’interesse dei poteri reazionari storici (legati alle vecchie forme di controllo internazionali) alla MMT, e il finto protagonismo che questa teoria vorrebbe dare alle masse. Ciò che può sembrare rivoluzionario a volte porta in seno il seme reazionario e credo che ci siano tanti esempi nostrani.
Cirrus.