Per evitare inutili retoriche sul Capodanno, vorremmo augurare a tutti e tutte di iniziare questo 2014 con più rabbia in corpo per lottare contro ogni sopraffazione e ingiustizia che il 2013 si lascia alle spalle; ecco perchè dalla Val di Susa a Niscemi non possiamo far altro che ricominciare a lottare! Il nostro pensiero va quindi ai 172 operai FIAT di Termini Imerese che il 2 Gennaio saranno licenziati ed a tutti gli operai licenziati o in cassa integrazione, a tutti gli attivisti del movimento NO MUOS tartassati dalle denunce che a Niscemi continuano a lottare contro le antenne della morte, agli attivisti Italiani bloccati al confine egiziano che aspettano di entrare a Gaza per portare aiuti alla popolazione palestinese, ai compagni ed alle compagne che difendono gli spazi sociali, a tutti coloro che occupano una casa, ai migranti sballottati prima in mare e poi da un posto all’altro che questo governo “chiama accoglienza”, a tutti gli studenti e le studentesse che in questi ultimi mesi dell’anno hanno dato corpo, anima e sudore al movimento; con tutti voi ci rivediamo il prossimo anno, a tutti gli altri, a coloro che restano indifferenti, non possiamo che lasciare il nostro ODIO e la nostra RABBIA che sono, come diceva qualcuno in una vecchia canzone, dei sentimenti mossi d’amore. BUON ANNO A TUTTI!!!
“Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna. E sono diventati cosí invadenti e cosí fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Cosí la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa la film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca”.
Antonio Gramsci
(1° Gennaio 1916 su l’Avanti!, edizione torinese, rubrica “Sotto la Mole”)
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