Report Forum 8 Maggio – Peppino, identità ed eredità: la memoria non si cancella
Il forum intitolato “Peppino, identità ed eredità: la memoria non si cancella” è cominciato con l’intervento introduttivo di Salvo Vitale (moderatore). Questi ha dapprima richiamato alcune raffigurazioni di Peppino particolarmente diffuse nel contesto attuale, quali Peppino giornalista, Peppino non violento. Si tratta di semplificazioni che propongono un’immagine edulcorata di Peppino mentre una riflessione storicamente accurata sulla figura di Peppino è cosa ben diversa.
Alcuni sostengono che non è vero che Peppino non credesse alle istituzioni, tanto che si candidò con Democrazia proletaria alle elezioni comunali. Ma Salvo ricorda che Peppino era critico nei confronti degli strumenti rappresentativi e li considerava il momento in cui la borghesia consolida il suo potere. La sua decisione di candidarsi nasce dalla necessità di marcare stretti soggetti di cui Peppino conosceva benissimo le collusioni. E’ chiaro, quindi, che la presenza dei cento sindaci a Cinisi merita una riflessione.
Leggendo alcuni scritti di Peppino, si ricorda che inizialmente questi si avvicinò alla politica per reagire a una condizione familiare divenuta insostenibile, segnata da una presenza paterna che rendeva impossibile qualsiasi evoluzione lineare della sua personalità. Peppino strinse amicizia con i fratelli Sgrò, il cui padre era segretario di una sezione dello Psiup, caratterizzato dalla presa di distanza dal Partito Comunista. All’intero di questo gruppo nasceva il giornale, l’Idea Socialista. Dopo due anni la sezione di cui faceva parte Peppino fu sciolta perché “troppo a sinistra”. Peppino continuò la sua battaglia prendendo parte alle lotte di Punta Raisi. Era un periodo di dispute sul ruolo del partito caratterizzato da uno straordinario momento di approfondimento teorico che per Peppino sfociò nell’adesione al troncone principale del partito PCML. Sono anni in cui Peppino passava da fasi di esaltazione a momenti di cupa disperazione, scriveva “mi diventava sempre più difficile stabilire un rapporto lineare con il mondo esterno”. Peppino era sicuramente un uomo dalla psicologia complessa e gli interventi di molti compagni al dibattito confermano quanto detto (Faro di Maggio, Andrea Bartolotta, Giovanni Riccobono). Ma senza dubbio non aveva molto a che fare con i preti. Anche quando il circolo Musica e Cultura faceva le prove di uno spettacolo musicale negli spazi messi a disposizione da una parrocchia di Cinisi Peppino non faceva parte dell’organizzazione. A riprova di ciò, di Peppino resta anche una cassetta nella quale, con toni irridenti, lui e Salvo criticano il ruolo della Chiesa nei secoli, intermezzando la trasmissione con canti anticlericali di un disco che avevano a Radio Aut,… altro che veglie di preghiera in sua memoria! I compagni di Peppino ci descrivono un soggetto di formazione marxista, con venature anarchiche con un rapporto con la religione inesistente e completamente travisato ad uso e consumo delle circostanze.
Interviene Francesca, una campagna di Peppino che faceva parte del gruppo prima femminile e poi femminista del Circolo Musica e Cultura e legge una bellissima poesia in dialetto scritta da lei. La sua riflessione si concentra sul rapporto di Peppino con la religione e con gli stravolgimenti di cui la sua figura è oggetto. Francesca ricorda che ai tempi era giovanissima ed era lì per imparare. Peppino era ateo dichiarato e alle riunioni si parlava dell’aborto, del divorzio, della necessità dell’educazione sessuale, di omosessualità. Chi propone un Peppino diverso o non lo conosce o se ne frega!
I partecipanti al forum sono segnati dalla commozione generale seguita alla lettura della poesia di Francesca al cui intervento segue quello di Tanino (Gaetano) Schillaci, operaio dei cantieri navali di Palermo ormai ottantenne, il quale racconta la conoscenza fatta di Peppino a Lotta Continua e di alcuni episodi della militanza di quegli anni. Interviene anche Paolo Arena del Circolo Metropolis di Castellamare. Anche lui ha conosciuto Peppino negli anni Settanta per una comune militanza in Lotta Continua. Paolo si ricollega all’intervento di Salvo e ribadisce la necessità di non sradicare la figura di Peppino dal suo contesto storico. Paolo parla di una “generazione di giovani che avevano dato l’assalto al cielo restando sconfitti” con gravi conseguenze anche personali. Sono anni segnati da tentativi di colpo di stato, anni in cui il potere democristiano era supportato dalla sinistra riformista. Adesso si sta tentando di trasformare Peppino in un santino, per usare la sua figura depotenziata contro quel movimento al quale Peppino stesso apparteneva. Noi parliamo di Peppino per parlare del movimento rivoluzionario degli anni settanta di cui egli era parte integrante. Paolo ricorda diversi episodi della militanza comune, partendo dalle similitudini e le parentele politico mafiose dei comuni di Cinisi e Castellamare. Paolo ricorda Peppino come un compagno spesso intransigente e dall’attività frenetica, coinvolto nelle evoluzioni del movimento anche a livello nazionale. In particolare Paolo ricorda la partecipazione al convegno al Palasport di Bologna nel settembre del ’77 dove il movimento di spaccò definitivamente in due sancendo l’impossibilità di unità d’intenti e la fine di un’epoca. Durante uno di questi numerosi incontri a cavallo del ‘77 Paolo racconta che Peppino fa riferimento a qualcosa su cui stava indagando definendole “cosi i scupetta”.
Segue un intervento di Giuseppe Ruffino che riconosce ai compagni il merito di avere conservato la memoria di Peppino ma ribadisce la necessità di accompagnare la memoria con nuove progettualità perché dedicarsi esclusivamente al piano della memoria non basta. La memoria non deve imprigionare: guai a farla ripiegare su se stessa!
Pino Manzella interviene dicendo che nessuno sta cercando di cambiare l’immagine di Peppino. Pino ricorda che i movimenti di cui lo stesso Peppino faceva parte hanno dentro il fatto di essere “anti”. Rispetto alla questione della Chiesa secondo Pino nel momento in cui c’è uno che è credente ed è contro la mafia non c’è niente di male se uno usa Peppino per farci la veglia. Questo intervento solleva molte perplessità, nello specifico, interviene un altro compagno di Peppino, Andrea Bartolotta il quale ribadisce che da anni sopportiamo l’arroganza di quelli che sviliscono l’identità di Peppino e la usano per alimentare polemiche. La polemica la alimenta sempre lui. Nessuno ha niente in contrario con i ragazzi della consulta, nè con le loro iniziative. Però ci sono molti elementi in contrario se la Chiesa rivendica la figura di Peppino. Peppino non incarna l’universalità dei bisogni di tutti, ma rappresenta una parte precisa di una generazione, del passato e del futuro.
Interviene a questo punto Renato Franzitta, anche lui attivo nelle file del PCML negli stessi anni di Peppino. Renato sottolinea che il Forum non vuole negare a nessuno la possibilità di pregare ma certo questo non spetta a chi si richiama alla stessa formazione politica di Peppino. Il Forum in questi giorni ha fatto incontrare persone provenienti da realtà diverse cercando di costruire una prospettiva futura a queste lotte.
Anche Faro di Maggio interviene per spiegare il problema con Giovanni Impastato e con toni pacati ricorda che la necessità di Giovanni nasce dalla necessità di ritagliarsi un percorso mediatico autonomo dal percorso assembleare dell’associazione dei Compagni di Peppino che conservano un’immagine di Peppino storicamente ancorata. Da questo non devono nascere polemiche ma percorsi diversi e autonomi l’uno dall’altro.
Giuseppe D’Angelo dell’associazione Radio Aut si ricollega alla necessità di non ripiegarsi nella memoria ma di provare a tracciare percorsi futuri e spiega la scelta (e la responsabilità) del nome dell’associazione nata nel 2001, richiamando il manifesto politico della Radio fondata da Peppino e dai suoi compagni. Oggi l’associazione Radio Aut cerca di portare avanti questa esperienza legandola all’antifascismo. Inoltre l’associazione ha creato un laboratorio di fabulazione che, riprendendo il linguaggio ironico di Peppino, propone letture alternative a quelle dominanti. In particolare si richiama l’esperienza maturata con il laboratorio di burattino-costruzione svolto all’Aquila nel 2010, in cui con i bambini del posto è stata costruita e messa in scena la storia un novello Peppino che denuncia le malefatte di “Stercolaso”. Per l’associazione Peppino è un punto di partenza. Giuseppe mette in evidenza che Peppino è riuscito a legare diverse forme di lotta e ha introdotto il paradigma dell’antimafia sociale che è completamente diverso dal legalismo; infatti, Peppino riesce a legare le lotte del territorio con i contenuti delle lotte dei movimenti attivi a livello nazionale. Senza questi riferimenti si rischia che Peppino diventi un’icona vuota, e non deve stupire se poi Casa Pound o Concutelli gli tributano onore e saluti romani. Non bisogna ricordare solo la persona di Peppino ma il lavoro che questi ha svolto con i suoi compagni. A questo proposito le registrazioni radio postume alla morte di Peppino sono molto forti, proprio perché non c’era solo Peppino ma c’era un percorso politico di denuncia e militanza nato attorno a lui ma che continua anche dopo la sua morte.
Interviene anche Fabrizio Fasulo il quale chiarisce che il problema è la rappresentazione pubblica dominante relativa alla figura di Peppino. I circuiti mediatici dominanti propongono una lettura che spezza il percorso che il forum sta portando avanti da undici anni. Non è un caso che negli stessi giorni siano apparsi gli interventi di Saviano su Peppino e su Gramsci. Il fine di questi interventi è la criminalizzazione del movimento. I simboli sono sempre oggetto di scontro. Nessuno vuole monopolizzare la figura di Peppino, si tratta di contestualizzarne il percorso nell’oggi. Questo è un Forum che negli anni ha provato a fare incontrare lotte di antagonismo sociale e prassi. Non si tratta di proporre santini, il problema è come si abitano la conflittualità e le lotte. Chi vuole edulcorare la figura di Peppino è subalterno alle dinamiche del potere e ha bisogno di disinnescare le criticità che nascono dalla figura di Peppino. Il problema è l’uso pubblico che si fa di una figura.
Intervento di Marcello Faretra che a quei tempi ha vissuto il periodo di Villa Fassino. Marcello spiega le banalizzazioni che emergono dal racconto dell’episodio di nudismo presente nel film di Giordana. Le ragioni di quel gesto erano bel lontane dal folclorismo hippie con le quali sono state raccontate ma sono una protesta contro i privilegi accordati alle classi sociali più ricche che possono permettersi comportamenti proibiti a tutti gli altri per questo, oltre a fare il bagno nudi, esibivano ad eventuali contestatori la foto di Agnelli e della sua famiglia che si tuffavano nudi dal proprio yacht. Chiusa questa parentesi, Marcello riflette sul fatto che dentro Radio Aut, Peppino aveva costruito la sua “famiglia politica”, attualizzare questa dimensione significa cercare di usare il Forum per cercare strumenti di lotta condivisi.
Possiamo sintetizzare questi interventi ribadendo che Peppino come santino non serve a nessuno. Dobbiamo valutare attentamente la sua identità storica ed è questo che dobbiamo riproporre alla base del nostro discorso. Non si tratta di monopolizzarne la figura, dire che Peppino non è di tutti ma solo di alcuni oltranzisti è oltremodo errato. Peppino non è di nessuno. Peppino è di coloro che non si limitano a commemorare e sono disposti a portare avanti le sue battaglie. Peppino è di coloro che superano l’estetica comune della memoria e non hanno bisogno di “moderare” il ricordo. Peppino è di coloro che, senza pregiudizi neodemocristiani di sorta, rispettano la sua militanza di comunista e il percorso di lotta politica portato avanti insieme ai suoi compagni.
- Foto di Danila D’Amico
- Foto di Danila D’Amico
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