Report forum “Nucleare? No grazie”
Il report del forum “Nucleare? No grazie”, tenutosi a Cinisi l’8 Maggio durante il Forum Sociale Antimafia 2011
La giornata dell’8 maggio, dal titolo “Beni comuni: giù le mani dai referendum”, è stata interamente dedicata alle strategie di lotta contro la mercificazione dei beni comuni e all’imminente scadenza referendaria del 12 e 13 giugno prossimi.
Il forum mattutino è stato dedicato al nucleare, ai rischi di questa forma di energia recentemente riproposta con forza nel dibattito politico italiano. I lavori sono stati coordinati da Carlo Bommarito (associazione “Peppino Impastato”), che ha esordito ringraziando a nome del Forum tutti coloro che in queste giornate hanno permesso di rendere agibili e fruibili i locali dell’ex Casa Badalamenti. Il suo intervento introduttivo si è soffermato sull’assenza di un programma energetico nazionale italiano, carenza questa che facilmente permette strategie politiche speculative e criminogene, orientate verso la logica delle grandi opere e lontane da ogni attenzione verso le energie pulite, rinnovabili e sostenibili su piccola scala. In particolare è stato brevemente riassunto il lungo iter che dal referendum del 1987 ha portato al recente programma nucleare italiano sostenuto dall’ex ministro Scajola e agli accordi energetici tra Italia e Francia, accordi che prevedono proprio la costruzione di 4 centrali nucleari sul suolo italiano. Successivamente è intervenuto Giuseppe De Marzo (portavoce di A Sud e Rigas), con un ottimo intervento sui legami intercorrenti tra rinnovamento della democrazia e accessibilità ai beni comuni. Tale legame, proposto come coessenziale è stato visto come possibile tendenza di uscita positiva dalle strettoie di quella che De Marzo ha definito la “crisi del paradigma di civilizzazione”. Tale crisi complessiva della politica ha intaccato anche le procedure formali degli organismi istituzionali della democrazia – a tal proposito si è parlato di una degenerazione in un’oligarchia di stato del sistema italiano – come nel caso del tentativo governativo di far fallire i referendum. Si è evidenziata la fondamentalità di costruire forme di lotta e di mobilitazione consapevoli e partecipate in vista dell’accesso e della gestione sottratta alla logica del profitto dei beni comuni come l’energia e le risorse idriche. A tal proposito si è denunciata l’insufficienza di parametri quantitativi quali il PIL nella valutazione delle condizioni complessive di una società. La democrazia diretta e partecipata è stata così vista, nel suo dover tendere verso un’esigenza di solidità e di affermazione istituzionale, come controtendenza al deperimento del tessuto statale e democratico del paese. Per fare questo, fondamentali appaiono la sovranità comunitaria sui beni comuni ed un rinnovato legame col conflitto del mondo del lavoro e delle sue istanze. De Marzo ha sottolineato l’importanza del tornare ad articolare quello che ha definito un “pensiero lungo”, cioè di prospettiva, capace di abbracciare il domani come dimensione di riconquista di diritti e non di subalternità al profitto capitalistico in grado di sussumere la natura e le sue risorse. Un pensiero forte che sottragga alle destre e ed alle forze reazionarie l’egemonia di prospettiva, la capacità cioè di articolare un discorso ed un agire “civilizzatori”, di presenza e di intervento politico nella società.
Alberto Lombardo (Unipa) nel suo intervento su “Aspetti epidemiologici e di sicurezza negli impianti nucleari”, ha esposto i risultati e le metodologie di uno studio epidemiologico tedesco sull’insorgenza di oncopatologie infantili tra la popolazione residente nei pressi degli impianti nucleari considerati nel loro normale e non emergenziale funzionamento. Preso atto dell’esistenza di un registro nazionale tedesco dei tumori – a differenza dell’Italia – Lombardo ha sottolineato la pericolosità strutturale dell’energia nucleare, oltreché l’immenso ed assolutamente svantaggioso onere economico necessario per sostenerla. Ribadendo tra l’altro che studi come quello tedesco ribaltano l’onere della prova a svantaggio dei sostenitori dell’energia nucleare: devono cioè essere questi ultimi a dimostrare la non nocività di tale forma energetica. Carlo Bommarito ha ancora sottolineato l’enorme impatto socio-ambientale che il ciclo nucleare è in grado di provocare a partire dall’estrazione mineraria sino all’utilizzo in centrale, passando per il processo di arricchimento.
Vincenzo Miliucci (Coordinamento Nazionale Antinucleare Salute-Ambiente-Energia e Cobas) ha esordito ricordando il connaturato legame tra la tecnologia militare e quella nucleare: non solo come nesso storico-genetico – si veda Hiroshima e Nagasaki – ma anche come costante rapporto di reciproco stimolo di implementazione tecnologica. Miliucci ha ribadito l’importanza del referendum denunciando i tentativi di boicottarne lo svolgimento e di oscurarne il dibattito a livello mediatico e informativo di massa. A tal proposito forte è stato l’invito alla lotta e all’impegno per mobilitare al voto referendario tutta la popolazione. È stato sottolineato anche l’importante rifiuto della logica della centralizzazione e degli impianti energetici su larga scala; in tali prospettive si nasconde l’obiettivo delle grandi multinazionali dell’energia di piegare alla logica del profitto quello che invece, su piccola scala, può essere garantito come bene e non come merce.
io ”una di voi”
leggete la mia storia e vi renderete conto